Uno studio appena pubblicato sul Scientific Report di Nature riporta una valutazione comportamentale innata analizzata in infanti di 20 mesi e caratterizzata dallo sviluppo altruistico quando si è in condizione di carenza alimentare.

Il comportamento altruistico si basa sul dono di benefici a favore del prossimo a un costo personale. Una forma distintiva di altruismo riguarda il dono del cibo a coloro che ne hanno bisogno anche se lo si desidera per se stessi. Ma fino a qui nulla di nuovo se non fosse che lo studio pubblicato da Nature riguarda i neonati deprivati di cibo per un lasso di tempo circoscritto. Donare il cibo ha un costo personale perché significa perdere un apporto calorico a favore di un’altra persona. L’uomo normalmente si interfaccia con questo tipo di atteggiamento in condizioni estreme, nel caso di guerre, di carestie, quando donare il cibo è una questione di sopravvivenza. I primati più vicini all’uomo non adottano la stessa strategia anche se condividono con l’uomo svariati comportamenti sociali.

Lo studio ha preso in esame neonati di 19 mesi che spontaneamente hanno adottato questa strategia dopo che era stata ritardato loro la somministrazione di cibo, quindi in una condizione di carenza che specchiava la loro stessa necessità di cibarsi. Tale comportamento è segno di grande malleabilità psicologica e di espressione di un vero sentimento altruistico.

Sotto il profilo evolutivo, lo sviluppo socio-cognitivo attivato da questo meccanismo psicologico dimostra la capacità di percepire l’altro anche nei primi mesi di vita e è chiaramente più sviluppata nei neonati che sono contornati da un nucleo familiare composito generando un sentimento di obbligazione interpersonale verso gli altri che contribuisce a creare il modello psicologico che alimenta il sentimento di condivisione.

Fonte: Nature Scientific Reports Feb 2020