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Le cellule staminali cordonali possono migliorare le condizioni di bambini autistici

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Le cellule staminali cordonali possono migliorare le condizioni di bambini autistici

L’autismo insorge nei primi anni di vita del bambino ed è caratterizzato da un’ampia gamma di sintomi che possono compromettere lo sviluppo delle abilità cognitive, espressive e affettive e influire su alcune funzioni fisiologiche.

I bambini con una sindrome dello spettro autistico possono avere difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale, di cui un esempio è la tendenza a evitare il contatto visivo diretto con gli altri.

Altre caratteristiche che spesso accomunano le persone con ASD sono il ritardo nelle abilità linguistiche, nella coordinazione dei movimenti, nelle capacità cognitive e nell’apprendimento. Possono inoltre avere umore o reazioni emotive inusuali, a volte caratterizzate da ansia e preoccupazione eccessive.

La diagnosi di autismo indica di per sé che nel bambino è presente una compromissione di aree del cervello deputate all’attenzione, alla parola e alla memoria. Nonostante ciò, le terapie cognitivo-comportamentali per l’autismo sono, ad oggi, l’unico approccio di cura convenzionale. Tuttavia, grazie all’attenzione sempre crescente a questo grave disturbo e alle scoperte sull’impiego di cellule staminali cordonali per la cura di patologie neurologiche, nel mondo ci sono importanti novità su autismo e cellule staminali.

Il potenziale nesso tra cellule staminali e autismo si basa sul concetto che sia possibile recuperare, del tutto o in parte, un deficit di sviluppo che ha un fondamento di natura organica, ripristinando le cellule danneggiate che causano l’insorgenza della malattia nei primi mesi e anni di vita.

Alcune esperienze pratiche hanno portato a risultati promettenti: anche se al momento non è ancora possibile affermare che l’autismo venga curato con le cellule staminali, si può constatare il miglioramento che hanno apportato alla condizione di autismo di bambini e adolescenti in numerosi casi documentati.

Per trattare l’autismo, le cellule staminali cordonali vengono iniettate al fine di stimolare il ripristino dei tessuti neurologici danneggiati. Le cellule staminali hanno la capacità di ridurre l’infiammazione per mezzo della produzione di citochine, per questo quando vengono infuse migliorano anche il funzionamento del sistema immunitario, che spesso risulta alterato nei pazienti autistici.

Il primo Centro che ha utilizzato le cellule staminali cordonali per trattare l’autismo è la Duke University Medical Center (USA). La Duke University ha ricevuto l’autorizzazione dalla FDA per offrire terapie di questo genere: i bambini affetti da malattie neurologiche hanno potuto rientrare nel trial clinico in corso e ricevere un’infusione del proprio sangue cordonale o di quello di un fratello. Al contrario di quello di midollo osseo, il trapianto di cellule staminali cordonali tra fratelli richiede una compatibilità solo parziale.

 

La decisione della FDA arriva dopo i risultati stupefacenti della fase 2 dei trial. L’università ha analizzato gli effetti dei trapianti autologhi e allogenici di sangue cordonale, sia contro la paralisi cerebrale che contro l’autismo. Sono stati coinvolti oltre 700 bambini nel corso degli ultimi 10 anni. È così emerso che il trattamento è sicuro e che potrebbe essere efficace anche in molti casi che prima non erano analizzati.

 

Oggi questo tipo di trattamento viene effettuato anche in Europa: un trial clinico sull’autismo è svolto nella Clinica Pediatrica Universitaria di Lublino, in Polonia, in un programma lanciato da FamiCord Group, la più grande Banca del sangue cordonale in Europa, di cui fa parte Sorgente. Nello studio del Gruppo FamiCord sono stati coinvolti 157 bambini, di cui 17 hanno ricevuto le cellule staminali autologhe del proprio sangue cordonale.

 

L’uso di cellule staminali per curare l’autismo ha permesso di ottenere risultati positivi sul piano comportamentale, comunicativo-linguistico e dell’apprendimento. Inoltre i bambini affetti da autismo curato con cellule staminali hanno mostrato miglioramenti digestivi e della tolleranza alimentare, riduzione degli stati ansiosi, iperattivi e aggressivi.

A seguito del trattamento con cellule staminali per l’autismo è stata riscontrata una tendenza al miglioramento della capacità di interazione e dei comportamenti sociali dei bambini, delle capacità di attenzione e concentrazione, della cura di sé della fonazione e della verbalizzazione.

Dato che l’autismo è un disturbo che si manifesta nella prima infanzia e può risultare gravemente invalidante, l’osservazione dei suoi segni precoci e una diagnosi tempestiva sono di fondamentale importanza per salvaguardare le prospettive di vita del paziente.

Oltre alle terapie convenzionali, che si basano sull’approccio cognitivo-comportamentale e coinvolgono terapeuti, scuole e famiglie in un sostegno attivo allo sviluppo e alle difficoltà incontrate dai bambini, nuove speranze si sono aperte quindi  per il possibile rapporto tra cellule staminali del cordone ombelicale e autismo.

La scelta di conservare o meno le cellule staminali del cordone ombelicale risulta quindi cruciale per la vita di un bambino autistico. Per questo i genitori in attesa di un figlio dovrebbero avere tutte le informazioni a disposizione per prendere una decisione importante in modo consapevole.

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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