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Grazie alla memoria genetica, le cellule staminali pluripotenti possono rigenerare un embrione
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Tre giovani veterinari alla ribalta nella medicina rigenerativa

Il progetto avviato da una società costituita nella facoltà di Veterinaria: “Preleviamo tessuti dagli stessi animali e ripariamo quelli danneggiati senza lasciare cicatrici”

 

Tra i benefit delle staminali c’è anche il loro potenziale rigenerativo: “Non sono differenziate: ogni cellula del nostro corpo ha una serie di caratteristiche particolari, mentre le staminali prima dell’impianto non hanno queste caratteristiche specifiche e quindi si va a immetterle. Interagendo con l’ambiente circostante, riescono a differenziarsi nelle cellule del tessuto in cui sono state impiantate, assumendone le caratteristiche. In questo modo non si creano cicatrici, ma c’è una guarigione: in un cavallo con una lesione al tendine, per esempio, la performance dopo la riabilitazione non viene compromessa e può trottare come prima perché la lesione viene riempita da cellule tendinee e quindi viene mantenuta l’originale composizione del tessuto, cosa che con quello cicatriziale non accade”.

C’è comunque da specificare un passaggio: non si tratta di cellule staminali embrionali ma di cellule mesenchimali, adulte e multipotenti: “Per queste non c’è una questione etica perché sono prelevate da tessuti adulti, come sangue, midollo osseo e tessuto adiposo”.

Non ci sono patologie specifiche per le quali è indicato ricorrere alla medicina rigenerativa, dato che si tratta ancora di una branca in via di sviluppo. Il paziente deve essere certamente in un buono stato di salute (se si esclude la patologia per la quale viene curato) perché è necessario comunque prelevare sangue o midollo. Ma le applicazioni sono diverse: dalla dermatologia, come per le grandi ustioni, al campo oculistico, per finire alla gastroenterologia per le enteropatie croniche. Nei primi mesi d’attività i primi pazienti della Lac Stem (società creata dai veterinari) sono stati tre cavalli con lesioni tendinee.

“Ed è andata bene: gli animali avevano zoppie importanti e dopo circa un mese hanno ripreso la loro attività e non hanno avuto effetti collaterali”. E ora la società è in attesa di altri pazienti. Laura Fracassi, intanto, ha un sogno nel cassetto: “La speranza per il futuro è di poter utilizzare la medicina rigenerativa per curare quelle patologie invalidanti come un danno alla colonna vertebrale che non consente più a un cane di camminare. Ecco, vorrei donargli di nuovo questa possibilità; per questo facciamo ancora tanta ricerca”.

Fonte: tratto da Repubblica

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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