Il cordone ombelicale è una risorsa preziosa, come sa bene chiunque abbia letto almeno un articolo a riguardo. Di solito, però, ci si concentra sul sangue cordonale; è molto più difficile che si parli della conservazione del tessuto cordonale e della gelatina di Wharton.
All’interno del cordone ombelicale, il sangue è sicuramente la cosa più preziosa. Eppure, sempre più ricerche stanno svelando le tante possibili applicazioni della gelatina di Wharton, un tessuto cordonale ricchissimo di cellule staminali mesenchimali (MSC).
Entriamo più nel dettaglio.
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TogglePer una spiegazione più dettagliata, ti consigliamo di leggere l’articolo dedicato a tutto ciò che devi sapere sul cordone ombelicale. Vale comunque la pena di spendere qualche parola su cos’è questa sostanza che, volendo, puoi conservare insieme al sangue cordonale.
La gelatina di Wharton è il tessuto connettivo che avvolge i vasi sanguigni del cordone, proteggendoli e tenendoli separati tra loro. Proprio come l’adipe o la cartilagine, questo tessuto è ricco di cellule staminali mesenchimali, da non confondere con le cellule staminali ematopoietiche di cui invece è ricco il sangue cordonale.
In realtà, le staminali mesenchimali sono presenti anche nel sangue cordonale e, volendo, si possono raccogliere anche dal sangue periferico negli adulti. La gelatina di Wharton ne contiene però una concentrazione maggiore rispetto al sangue del cordone, di qualità molto più alta rispetto alle staminali presenti negli adulti.
Perché la differenza tra mesenchimali ed ematopoietiche è importante? Perché possono fare cose diverse: le staminali di sangue e di tessuto cordonale differiscono per le linee cellulari nelle quali si possono differenziare.
Le staminali del sangue cordonale, le ematopoietiche, si usano per rigenerare le cellule del sangue. Non per nulla, i trapianti di sangue cordonale nascono come cura per le leucemie, anche se ormai le applicazioni sono tantissime.
Le staminali del tessuto cordonale, le mesenchimali, si differenziano invece nelle cellule dell’apparato muscoloscheletrico. Per questa ragione, giocano un ruolo da protagonista nella medicina rigenerativa e hanno un enorme potenziale.
Le cellule staminali della gelatina di Wharton hanno mostrato risultati promettenti in diversi ambiti della medicina rigenerativa.
Alcuni studi stanno lavorando per trasformare le staminali del tessuto cordonale in cartilagine. Le staminali mesenchimali possono infatti differenziarsi in condrociti, cellule specializzate nella formazione della suddetta cartilagine.
I ricercatori stanno analizzando le risposte delle staminali impiantate nel tessuto cartilagineo danneggiato. Secondo gli studi, queste potrebbero non solo promuovere la rigenerazione del tessuto articolare, ma anche ridurre l’infiammazione tipica di alcune malattie.
In futuro, le staminali del tessuto cordonale potrebbero trattare malattie come l’osteoartrite e le lesioni cartilaginee, diventando una valida alternativa ai trattamenti convenzionali.
Le malattie cardiovascolari sono tra le cause principali di mortalità a livello globale; inoltre, le malattie cardiache croniche hanno un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti a prescindere, anche quando non risultano mortali.
Purtroppo, i trattamenti medici e chirurgici attuali offrono quasi sempre solo un miglioramento temporaneo, senza arrestare il decorso progressivo della malattia. In molti casi, l’unica soluzione definitiva rimane il trapianto di cuore, ma i donatori non sono mai abbastanza. È qui che entrano in gioco le staminali del tessuto cordonale.
Le cellule staminali mesenchimali potrebbero aiutare nel trattamento delle malattie cardiache, specie in quelle caratterizzate da fibrosi e degenerazione tissutale. In questo modo, si potrebbero riparare i tessuti danneggiati, senza dover ricorrere al trapianto.
Le cellule staminali del tessuto cordonale potrebbero diventare anche un’opzione terapeutica anche nel trattamento di lesioni cutanee e, in particolare, di ulcere cronichecome quelle da diabete.
Le ulcere sono particolarmente problematiche: molti dei trattamenti attuali risultano inefficaci o efficaci solo in parte; anche nei casi migliori, difficilmente riescono a promuovere una guarigione completa.
Le mesenchimali potrebbero risolvere la cosa. Non solo possono differenziarsi in tessuto sano, ma secernono sostanze che promuovono la proliferazione cellulare e hanno un effetto immunomodulatore, riducendo le infiammazioni.
Una delle applicazioni più interessanti è quella che tocca la – fin troppo – ampia sfera dei disturbi neurologici e neurodegenerativi. Università di tutto il mondo stanno studiando come usare sangue e tessuto cordonale contro Alzheimer, Parkinson, paralisi cerebrale, perfino autismo di terzo livello.
Come accennato sopra, le staminali della gelatina di Wharton mostrano proprietà immunosoppressive, che possono essere utilizzate per trattare malattie autoimmuni come il lupus e l’artrite reumatoide. In studi preclinici, queste cellule hanno dimostrato di ridurre le risposte infiammatorie e promuovere la tolleranza immunitaria.
L’utilità delle staminali mesenchimali è chiara e innegabile: ogni anno che passa, la medicina rigenerativa fa sempre più passi in avanti e scopre nuovi modi per sfruttarne le proprietà. Perché conservare proprio quelle del tessuto cordonale, però, dato le staminali di questo tipo si ricavano anche dai tessuti adulti?
Il discorso è simile a quello che potremmo fare riguardo le staminali del cordone ombelicale. Le staminali mesenchimali sono ricavabili anche dai tessuti adulti, eppure quelle del tessuto cordonale sono particolarmente preziose.
In tal proposito, come funziona la loro conservazione?
Servizi come Sorgente ti permettono di conservare il tessuto cordonale, oltre che il sangue. L’operazione di raccolta rimane pressapoco la stessa, per operatori sanitari e genitori: dopo aver raccolto il sangue, gli operatori tagliano una porzione del cordone e lo collocano in un apposito contenitore. Il tutto viene spedito alla biobanca.
Le differenze principali riguardano le fasi successive, quelle che non coinvolgono direttamente i neo-genitori.
La crioconservazione del tessuto del cordone ombelicale può avvenire principalmente in tre modi.
Per il momento, pare che la scelta più sicura sia la seconda, ovvero la conservazione della gelatina di Wharton senza passare dalla separazione cellulare. Gli studi sono però ancora in corso.
Abbiamo dedicato un intero articolo a quanto costa conservare il sangue cordonale, ma non abbiamo preso in esame la conservazione di tessuto del cordone ombelicale. In realtà, l’impatto sul prezzo finale è relativamente poco.
Se ti rivolgi a Sorgente, conservare sangue cordonale e tessuto cordonale per vent’anni costa € 2985, (€ 590 in più rispetto alla sola conservazione del sangue). Se decidi di conservarlo per venticinque anni, costa € 3235. Conservarlo per trent’anni costa € 3425 e per cinquant’anni ne costa € 3975.
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Fonti:
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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