Mettere via il primo dentino da latte caduto è una cosa comune, tra i genitori. C’è chi lo conserva in una scatolina ad hoc, chi lo tiene tra i ricordi della primissima infanzia del proprio bimbo. E poi c’è chi lo fa refrigerare da un’azienda specializzata. Ecco, in questo articolo parleremo di quest’ultimo caso.
Al di là dell’indubbio valore sentimentale, secondo alcuni ricercatori i denti da latte potrebbero avere anche un valore medico. Pare infatti che questi piccoli, preziosi ricordi nascondano ancora più preziose cellule staminali. Sarà proprio così? Vale la pena estrarle e conservarle in vista del futuro?
Scopriamolo insieme.
Cosa sono le DPSC e le SHED
In generale, tutti i denti contengono delle cellule staminali: si chiamano DPSC (Dental Pulp Stem Cells, “cellule staminali della polpa dentale”) e si trovano dentro il tessuto molle del dente. Le SHED (Stem cells from Human Exfoliated Deciduous teeth, “cellule staminali dei denti decidui umani”) sono qualcosa di molto simile, ma si trovano dentro i denti da latte.
Sia le DPSC sia le SHED sono cellule staminali mesenchimali, in grado quindi di differenziarsi in osso, cartilagine e grasso. In condizioni fisiologiche, riparano i piccoli danni che i denti subiscono nella vita di tutti i giorni. Possono fare poco contro le lesioni più grosse, come le carie, ma ripristinano le cellule che muoiono naturalmente ogni giorno.
Rispetto alle DPSC, le cellule staminali dei denti da latte sono più giovani e per questo più versatili. La loro capacità proliferativa è maggiore rispetto a quella delle staminali adulte. Soprattutto, hanno accumulato meno errori genetici e tendono quindi ad essere più sicure ed efficaci.
Tali caratteristiche bastano a renderle degne di essere conservate? Se sì, in che modo?
Possibili applicazioni cliniche
Al di là delle applicazioni classiche delle cellule mesenchimali, le SHED sono oggetto di studio per quanto riguarda la salute dentale. Ricercatori di tutto il mondo vorrebbero usarle per aumentare la durata dei denti naturali, nelle speranza di sconfiggere patologie come la parodontite.
Siamo ben lontani dal poter far ricrescere i denti caduti, che sia chiaro. In compenso, si stanno ottenendo ottimi risultati nel campo della prevenzione.
Rigenerazione della polpa dentale
Una delle applicazioni più promettenti delle staminali dei denti da latte riguarda la rigenerazione della polpa dentale, il cuore pulsante dei nostri denti e ciò che ne determina la salute. Sotto lo spesso strato di dentina, infatti, ci sono vasi sanguigni e nervi; quando questi vengono danneggiati, il dente muore ed è molto più probabile che cada.
La polpa dentale si può deteriorare in tanti modi:
- carie non trattate;
- traumi che interrompono la circolazione sanguigna dentro il dente, come colpi in faccia e cadute;
- rottura o degenerazione della dentina, che lascia la polpa esposta e in balia dei batteri.
Nel 2020, un team di ricercatori cinesi ha pubblicato uno studio sulle SHED per la rigenerazione della polpa dentale. Secondo il team, le staminali stimolerebbero la formazione di nuovi vasi sanguigni del cuore del dente, evitandone la necrosi e consentendone la rigenerazione.
In questo caso specifico, lo studio è stato condotto in vitro e su modelli animali, sempre con ottimi risultati. Nello stesso periodo, un altro team ha trapiantato staminali dei denti in pazienti affetti da pulpite, ottenendo a propria volta risultati incoraggianti sia in termini di sicurezza sia in termini di efficacia.
Rigenerazione parodontale
Mentre la pulpite colpisce il nucleo del dente, la parodontite danneggia i tessuti che lo sostengono e lo tengono al suo posto. Se non curata provoca non solo la caduta del dente, ma anche di eventuali impianti installati al suo posto. Le SHED potrebbero prevenire il fenomeno.
La parodontite è spesso legata a una scarsa igiene orale: l’eccesso di tartaro provoca un’infiammazione cronica delle gengive, che si ritirano e formano sacche piene di batteri. Nel tempo, i batteri consumano sia le gengive sia l’osso e tolgono qualsiasi sostegno al dente. Non è sempre così, però.
Sedentarietà, fumo, cattiva alimentazione sono tutti fattori che peggiorano la microcircolazione sanguigna e, così facendo, riducono l’afflusso di sangue alle gengive. Nel tempo, questo rende i tessuti più vulnerabili all’azione dei batteri e, di conseguenza, alla parodontite.
Le SHED possono agire contro la parodontite un po’ come agiscono contro la pulpite: meno infiammazioni e vascolarizzazione migliore; combinati insieme, i due fattori avrebbero il potenziale per stimolare la rigenerazione dei tessuti o, quanto meno, per rallentarne la degenerazione.
Interessante uno studio del 2023, nel quale un team di ricerca ha confrontato l’efficacia di SHED e DPSC contro la parodontite: entrambi i tipi di cellule staminali hanno stimolato la rigenerazione dei tessuti, ma pare che le cellule prelevate dai denti da latte abbiano dato risultati migliori. Si tratta di uno studio pre-clinico, ma le premesse sono buone.
Rigenerazione ossea maxillofacciale
Come intuibile dagli studi condotti sui danni da parodontite, le staminali dei denti da latte hanno elevate capacità osteogeniche. Per questa ragione, i ricercatori stanno studiando come usarle nella rigenerazione delle ossa del volto. Anche in questo caso, i risultati sono promettenti.
A quanto pare, la combinazione tra biomateriali e le SHED facilita la formazione di nuovo tessuto osseo, specie se accompagnata da procedure di attivazione mediante laser.
Bisogna conservare le staminali dei denti da latte?
A questo punto, sorge spontanea una domanda: quindi vale la pena conservare le cellule staminali dei denti da latte? Ad oggi, non è detto.
L’efficacia delle staminali del cordone ombelicale è comprovata non solo da centinaia di studi, ma da altrettante esperienze: dagli anni ‘80 ad oggi, decine e decine di persone sono state salvate dai trapianti di sangue cordonale. È questo che rende particolarmente oscena l’abitudine di buttare il cordone ombelicale, nonostante contenga un vero e proprio tesoro.
Questo non vale per le staminali dei denti da latte. Non al giorno d’oggi, quanto meno.
Ora come ora, i trattamenti a base di cellule staminali dei denti da latte sono estremamente limitati. Il vero problema è però la mancanza di standard condivisi per la raccolta e la conservazione delle cellule, nonché la carenza di aziende che offrono questo servizio.
Qualora volessi comunque conservare alcuni dentini da latte, la cosa migliore è contattare il tuo dentista di fiducia: ti consiglierà le aziende migliori nel settore e ti accompagnerà lungo tutto il percorso.
Come si conservano i denti da latte?
La conservazione dei denti da latte deve avvenite entro 48 ore dalla caduta, prima che le staminali al loro interno muoiano. Proprio come nel caso del cordone ombelicale, quindi, bisogna muoversi ben prima che i dentini inizino a dondolare.
Le aziende specializzate in conservazione dei denti da latte inviano a casa un kit per ciascun dente da conservare. Quando il dentino cade, va messo dentro la scatola a temperatura controllata e inviato tramite corriere alla biobanca. Qui gli operatori provvederanno ad estrarre la polpa dentale, esaminarla e conservarla.
Il procedimento è simile a quello della conservazione delle staminali del cordone ombelicale, anche se tendenzialmente più costoso.
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