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La brevettabilità delle cellule derivanti da sangue cordonale

La brevettabilità delle cellule derivanti da sangue cordonale

31.03.2020

2 min di lettura

Al meeting annuale sulle cellule perinatali della Perinatal Stem Cell Society che si è svolto i primi di marzo, John Wetherell, PhD JD, mandatario brevettuale a Pillsbury ha presentato i dati su ciò che è brevettabile e non in ambito di cellule staminali con un intervento dal titolo “Patent Protection of Stem Cell Innovations”.

La legislazione sulle biotecnologie in ambito brevettuale è molto complessa. Ciò che risulta essere brevettabile sono le manipolazioni  minime sulle cellule staminali quindi si tratta di un procedimento e non di un prodotto. I requisiti di novità e attività inventiva devono essere rispettati nella misura in cui è obbligatorio mantenere la riservatezza senza pubblicare i propri dati scientifici fin quando la stessa domanda di brevetto non venga resa pubblica. Il brevetto concede un diritto di esclusiva e non di monopolio.

Dei casi interessanti di deposito brevettuale riguardano il lavoro svolto da Duke sulle patologie neurologiche per le quali la stessa università ha già depositato 6 domande di brevetto concernenti l’uso allogenico delle cellule staminali da sangue cordonale per le encefalopatie ipossico-ischemiche e per la paralisi cerebrale. Così come l’uso delle cellule staminali mesenchimali per lo spettro autistico a partire dal tessuto cordonale.

La peculiarità di una singola domanda di brevetto risiede non solo sul metodo o procedimento ma sulle dosi efficaci di cellule impiegate. A titolo esemplificativo, Duke ha indicato come singola dose

Infusioni di 100 milioni di cellule totali/kg. Dose altissima se paragonata ea quelle effettivamente in uso (5 volte tanto).

Ad oggi, lo studio espanso presso Duke presente nel programma dei trial clinici con il N. NCT03327467 è l’unico programma legalmente corretto e riconosciuto di terapia neurologica con le cellule da sangue cordonale per la paralisi cerebrale e ciò non è soggettabile alla presenza o meno di un brevetto.

Alcuni sono preoccupati che l’investimento in Proprietà Intellettuale possa far crescere i costi della terapia ma, in presenza di protocolli alternativi cosi come le alti dosi cellulari presenti nelle rivendicazioni del brevetto proteggeranno da qualsiasi forma speculativa e quindi l’accesso ai trattamenti sarà garantito anche in presenza dei brevetti.

Pertanto i brevetti depositati da Duke non avranno alcun effetto sulle banche private di crioconservazione oltre al fatto che nei brevetti si parla solo di uso allogenico e non di uso autologo che viene in ogni caso garantito come fruibile.

 

Fonte:  https://parentsguidecordblood.org/en/news/patenting-cord-blood-therapy-game-changer

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