Se c’è qualcosa che torna spesso nella fantascienza, quella è la medicina rigenerativa. Che si parli di film o di libri, è quasi scontato imbattersi nel personaggio ferito, a volte gravemente, che torna integro in un niente grazie a strane macchine rigeneranti.
Inutile specificarlo, ma la realtà funziona in modo diverso: non abbiamo macchine che “aggiustano” una persona in una notte, non possiamo creare un intero organo da zero e nemmeno trapiantare il cervello in un corpo nuovo di zecca. Eppure, la medicina rigenerativa esiste e fa passi da gigante ogni giorno.
In questo articolo vedremo dove finisce la fantascienza e inizia la realtà della medicina rigenerativa, una delle branche più promettenti della medicina contemporanea. Scopriremo come funziona e in che modo potrebbe superare i limiti delle terapie tradizionali. Perché, a volte, la fantascienza è più reale di quanto sembri.
Cos’è davvero la medicina rigenerativa
Niente riparazioni in una notte, quindi, né arti od organi di scorta. Allora cos’è la medicina rigenerativa, al di fuori dei libri di fantascienza? Potremmo definire la medicina rigenerativa un cambio di paradigma nel trattamento delle malattie e delle lesioni.
Anziché limitarsi a gestire i sintomi o a riparare le parti danneggiate alla meglio, questa branca della medicina mira a ripristinare la funzione normale dei tessuti e degli organi. L’obiettivo ultimo è stimolare i meccanismi di auto-guarigione del corpo, infatti, affinché ripari (o ricrei da zero!) tessuti che avrebbero capacità rigenerative limitate, come la cartilagine o il tessuto nervoso.
Affinché questo sia possibile, la medicina rigenerativa ha bisogno di diversi tipi di competenze, il che la rende un settore estremamente interdisciplinare. All’interno di essa troviamo ingegneria, scienze dei materiali, biotecnologie… insomma, materie apparentemente slegate da loro, che pure contribuiscono a un mosaico complesso quanto affascinante.
Quali sono le fondamenta
Come detto sopra, la medicina rigenerativa è una materia estremamente interdisciplinare. Alla base troviamo lo studio di:
- cellule staminali, ovvero le cellule non del tutto specializzate che hanno la capacità di differenziarsi in diversi tipi di cellule specializzate;
- fattori di crescita, le proteine che stimolano lo sviluppo e la proliferazione cellulare. Li si usa per guidare le staminali dove serve e per spingerle a differenziarsi nel modo desiderato;
- editing genetico, ovvero come modificare il DNA delle cellule per adattarle alle nostre esigenze. In medicina rigenerativa, lo si può usare per sostituire cellule danneggiate o per indirizzare le staminali verso un certo tipo di differenziazione;
- ingegneria tissutale, la fusione tra biologia, ingegneria e scienza dei materiali. Serve per creare impalcature biodegradabili che supportino la crescita delle cellule, affinché il risultato finale sia il più possibile simile all’organo originale.
Combinando insieme tutti questi studi, si ottiene una branca della medicina estremamente multiforme. Idealmente, un giorno la medicina rigenerativa potrebbe riparare i danni causati da ustioni, rigenerare i nervi e far regredire l’invecchiamento. Tutte cose in apparenza slegate, ma accomunate dalla presenza di danni tissutali che al momento non possiamo correggere.
Le cellule staminali nella medicina rigenerativa
Le cellule staminali sono quasi sempre al centro degli studi riguardanti la medicina rigenerativa, e per delle ottime ragioni. I ricercatori cercano non solo il modo migliore per farle differenziare, ma anche come recuperarne le tipologie più efficaci e come sfruttarne le molteplici proprietà.
Come visto nell’articolo dedicato alle cellule staminali mesenchimali, le cellule di questo tipo hanno un ampio ventaglio di applicazioni in medicina rigenerativa. Oltre che potersi differenziare in altri tipi di cellule, possono:
- secernere molecole che promuovono la proliferazione cellulare, stimolando la guarigione naturale dei tessuti;
- stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni, migliorando la vascolarizzazione dei tessuti nuovi e di quelli vecchi;
- modulare le risposte immunitarie, caratteristica utile nei casi di danni causati da malattie autoimmuni.
Al momento, le cellule staminali che danno i risultati migliori sono quelle prelevate dal cordone ombelicale. Essendo ancora giovani, infatti, le staminali del cordone tendono ad essere ancora più versatili. Inoltre, sono meno soggette a rigetto, anche quando arrivano da un donatore non del tutto compatibile. L’unico difetto è la loro scarsità: si possono conservare solo al momento del parto.
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Possiamo usare le staminali per produrre organi in laboratorio?
Quando si parla di medicina rigenerativa, però, vengono subito in mente organi di scorta prodotti in laboratorio ed arti nuovi. Una cosa del genere è davvero possibile? Ora come ora, no.
Perfino l’organo più semplice è costituito da tanti tipi diversi di cellule che, in qualche modo, collaborano tra loro e lo fanno funzionare. Pensa a com’è fatto un muscolo: ci sono le fibre muscolari, i vasi sanguigni, le miofibrille che provocano le contrazioni, i nervi che mandano i segnali, i tendini che lo collegano allo scheletro…
Al giorno d’oggi, non abbiamo la tecnologia per produrre qualcosa di così complesso da zero. Non ancora, almeno.
Per il momento, quello che possiamo fare è creare delle versioni più piccole e semplificate degli organi, i cosiddetti organoidi. Non li si può usare per i trapianti, ma sono molto utili per fare ricerca e, in alcuni casi, possono sostituire i modelli animali nella sperimentazione di nuovi farmaci.
I vantaggi reali delle terapie rigenerative
Gli organi in vitro potrebbero non essere dietro l’angolo, ma le terapie rigenerative in fase di sperimentazione sono tante, molte delle quali decisamente interessanti.
Per il momento, i ricercatori si stanno concentrando su come stimolare la rigenerazione dei tessuti tramite infiltrazioni di cellule staminali. È impossibile riparare lesioni molto ampie in questo modo, ma consente di rallentare diversi tipi di malattie nelle fasi iniziali.
Grazie alla medicina rigenerativa, è già possibile ridurre l’impatto dell’artrosi, anche se funziona solo nelle prime fasi e per un periodo limitato. Interessanti anche i risultati ottenuti contro i danni da paralisi cerebrale infantile, benché gli studi siano ancora in corso.
Le modalità specifiche di trattamento cambiano in base all’obiettivo e, purtroppo, sono molto meno banali di quanto potrebbero sembrare di primo acchito. Le difficoltà maggiori consistono nell’evitare che le staminali si disperdano dentro l’organismo e, al contempo, nel fare in modo che agiscano come desiderato.
Nonostante gli inevitabili limiti, questi primissimi trattamenti stanno migliorando la vita di tante persone. Non possono (ancora) riparare danni estesi, è vero, ma aiutano a ridurre il dolore e a ripristinare almeno parte delle funzioni perse.
Il futuro in una provetta
Anche senza macchine che stampano braccia nuove e occhi di scorta, il futuro della medicina rigenerativa si prospetta brillante. Stiamo lavorando a trattamenti contro le lesioni spinali, a terapie che bloccano la sclerosi multipla e a molto, molto altro.
Non sappiamo quando e se riusciremo a creare organi da zero in laboratorio, ma la medicina rigenerativa salverà comunque moltissime vite in futuro. E chissà, potrebbe aiutare anche i tuoi cari.
Che sia per una ragione frivola o molto più seria, un giorno tuo figlio potrebbe avere bisogno delle staminali racchiuse nel suo cordone ombelicale. La cosa migliore che puoi fare per lui è conservarle nell’unico momento possibile, ovvero quello che parto. Noi di Sorgente le terremo da parte per tutto il tempo che vorrai e, nel momento del bisogno, gliele restituiremo pronte per l’uso.
Perché perdere per sempre un tesoro così grande e tutte le sue possibili applicazioni?
(Foto di Freepik)
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