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Niente più farmaci immunosoppressori con le cellule staminali

Niente più farmaci immunosoppressori con le cellule staminali

28.07.2025

3 min di lettura

Più di un rene

Mark Welter è un uomo statunitense come tanti: due figlie, un lavoro, una sorella minore che riesce ad essere un’amica, oltre che parte della famiglia. Poi un giorno inizia ad avere un dolorino al fianco, una cosa di poco conto: avrà fatto un movimento strano o qualcosa del genere. Il problema è che il dolorino non passa, anzi.

Man mano che il tempo passa, il dolorino si allarga alla schiena e all’addome. E poi non è più un dolorino da nulla: è sempre più forte, come se qualcosa lo stesse lacerando da dentro. Ormai fa fatica a muoversi e anche fare la pipì è diventato fonte di sofferenza.

La diagnosi è infausta: rene policistico, una malattia genetica che provoca la comparsa di cisti sui reni; nel tempo le cisti bloccano i reni, lacerano i tessuti circostanti e causano infezioni anche gravi. Quando la malattia raggiunge uno stadio avanzato, l’unica speranza che resta è il trapianto di rene.

Mark è un uomo fortunato: la sorella si offre subito volontaria e risulta una donatrice compatibile. Nel 2021, dona uno dei suoi reni al fratello, consentendogli di riprendere una vita quasi normale. Quasi, appunto.

Chi riceve un trapianto lo sa: il prezzo per quel regalo è una vita fatta di farmaci immunosoppressori, infezioni, reazioni allergiche. Un’alternativa migliore della morte, non c’è dubbio, ma rimane una vita difficile e spesso stancante.

Mark non è uno che ama i compromessi: adesso che ha di nuovo una vita, vuole godersela in pieno. Ecco perché partecipa a uno studio clinico della Mayo Clinic, impresa che vedrà nuovamente come co-protagonista la sorella Cindy.

L’idea è semplice, anche se rischiosa: dopo il trapianto, il paziente si sottopone a una chemioterapia che spazza via il sistema immunitario; a questo punto, riceve un campione di staminali da chi gli ha donato l’organo, affinché il suo organismo possa ricostruire un sistema immunitario nuovo di zecca. Il sistema immunitario nuovo riconosce l’organo trapiantato come suo, scongiurando il rischio di rigetto.

L’intera operazione è rischiosa e anche complicata, specie considerando quanto sia difficile trovare un donatore di organi compatibile. Eppure funziona: ad oggi, Mark non prende più farmaci da tre anni.

In questi anni, l’uomo ha visto le figlie sposarsi, ha conosciuto i nipotini, ha vissuto una vita piena. Se il regalo di Cindy si fosse “limitato” al rene, sarebbe stato tutto molto più difficile per lui. Invece, ha rischiato e ha vinto tutto: non solo una vita più lunga, ma anche più semplice e soddisfacente.

Il prossimo passo sarà usare questa tecnica su pazienti con donatori meno compatibili, testando fonti diverse di cellule staminali. L’ennesima dimostrazione che queste cellule possono fare grandi cose.

Chissà cos’altro ci riserva il futuro.

Fonte: newsnetwork.mayoclinic.org

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