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Nuovo osso da cellule staminali grazie a una molecola

Nuovo osso da cellule staminali grazie a una molecola

14.09.2016

2 min di lettura

Stimolare la differenziazione delle cellule staminali in osso grazie a una singola molecola, l’adenosina: è la nuova scoperta dei ricercatori della Università di San Diego. La tecnica potrebbe facilitare la riparazione di lesioni e traumi alle ossa. Per il momento è stata [...]

Stimolare la differenziazione delle cellule staminali in osso grazie a una singola molecola, l’adenosina: è la nuova scoperta dei ricercatori della Università di San Diego. La tecnica potrebbe facilitare la riparazione di lesioni e traumi alle ossa. Per il momento è stata testata su modelli animali, sui quali non sono stati rilevati né casi di tumore né di infezioni.

L’adenosina è una molecola presente naturalmente nell’organismo umano. I ricercatori l’hanno aggiunta al terreno di coltura delle cellule staminali pluripotenti umane. In risposta, le cellule staminali si sono convertite in osteoblasti, le matrici delle ossa. Una volta trapiantati nei topi affetti da problemi alle ossa, gli osteoblasti si sono sviluppati in tessuto osseo completo di vasi sanguigni. Il processo non ha dato origine a nessuna forma di tumore.

Il lavoro parte da un’altra ricerca dello stesso gruppo. Lo studio in questione esaminava il ruolo del fosfato di calcio nella differenziazione delle cellule staminali in osteoblasti. Il team aveva scoperto che le cellule staminali sfruttano il fosfato di calcio per produrre adenosina trifosfato. L’adenosina trifosfato è una molecola metabolica, che si scompone nell’adenosina. L’adenosina dà poi alle cellule staminali il segnale di convertirsi in osteoblasti.

Il nuovo studio prova che si può influenzare il comportamento delle staminali anche solo con l’adenosina, senza passare per il fosfato di calcio. Adesso i ricercatori stanno studiando in che modo l’adenosina influisca sulle cellule staminali. Ipotizzano che il merito sia di un recettore presente sulla superficie delle cellule staminali, chiamato A2bR. Serviranno però ulteriori studi per confermare la cosa e per verificare la sicurezza dell’intero procedimento per l’uomo.

Fonte: universityofcalifornia.edu

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