Un gruppo di ricercatori del Sud Carolina avrebbe trovato un nuovo modo per produrre cellule dell'epitelio pigmentato retinico in laboratorio. La tecnica userebbe alcune proteine per convertire le cellule epiteliali in cellule staminali pluripotenti indotte, da usar[...]
Un gruppo di ricercatori del Sud Carolina avrebbe trovato un nuovo modo per produrre cellule dell’epitelio pigmentato retinico in laboratorio. La tecnica userebbe alcune proteine per convertire le cellule epiteliali in cellule staminali pluripotenti indotte, da usare per trapianti del tessuto retinico.
Il trapianto di cellule dell’epitelio pigmentato retinico derivate da cellule staminali è uno degli approcci più studiati per il trattamento delle degenerazioni della retina. Purtroppo i pazienti sono costretti a prendere farmaci immunosoppressori per tutta la vita, poiché i tessuti sono ottenuti in molti casi da cellule di donatori. I ricercatori stanno quindi cercando delle alternative che non provochino rischi di rigetto. Una delle più quotate è l’uso di cellule del paziente stesso.
Per ottenere cellule staminali dalle cellule epiteliali del paziente, esiste una tecnica che prevedrebbe di usare dei virus per introdurre i fattori di riprogrammazione dentro il nucleo. La Food and Drug Administration, ovvero l’ente statunitense per la regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, non ha però dato l’autorizzazione per testare questa tecnica sull’essere umano.
Alcuni scienziati della Medical University of South Carolina avrebbero trovato un’alternativa alle cellule riprogrammate mediante i virus. Questa nuova metodologia esporrebbe le cellule epiteliali ad alcune proteine, che ne influenzerebbero il comportamento e ne determinerebbero la conversione.
L’efficienza della nuova tecnica sarebbe però molto bassa, con appena l’1% delle cellule convertire in cellule staminali. Questo 1% sarebbe però in grado di generare cellule dell’epitelio pigmentato retinico, in grado a propria di fondersi con il tessuto preesistente una volta trapiantate.
Il successo del trapianto dipende dalla riparazione della membrana di Bruch, che si trova sotto le cellule dell’epitelio pigmentato retinico. Secondo i ricercatori, pulire la membrana e in seguito coprirla con matrici leganti extracellulari rimuoverebbe i depositi anomali di proteine. In questo modo si riuscirebbe a rinnovare la membrana di Bruch anche in pazienti più anziani, facilitando il trapianto.
Questa nuova tecnica potrebbe essere usata in terapie contro la degenerazione maculare dovuta all’età, specie contro la variante secca. Ci vorranno però diversi anni prima di arrivare ai trial clinici e alle applicazioni sull’uomo.
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