I cerotti di cellule staminali sono una presenza comune in film e racconti di fantascienza. Ogni volta che l’eroico protagonista si fa male, il medico di turno tira fuori un cerotto o una garza che rigenera qualsiasi ferita. Inutile specificare che, nella realtà, le cose funzionano in modo diverso.
In primo luogo, non tutti i cerotti di cellule staminali contengono davvero cellule staminali: quelli disponibili per il grande pubblico promettono di stimolare le cellule staminali, nient’altro. Per trovare patch che rilasciano staminali, bisogna spostarsi nell’ambito della ricerca.
In secondo luogo, vale quanto detto nell’articolo dedicato alla medicina rigenerativa: ora come ora, siamo ben lontani dal poter riparare ossa e muscoli con un cerotto. Ciò non significa che i patch di staminali siano inutili, però.
Come funzionano i patch in commercio
Come detto sopra, i cerotti attualmente in commercio non contengono cellule staminali. Non iniettano cellule attraverso la tua pelle, ma si limitano a stimolare le staminali presenti dentro di noi sfruttando il calore e la luce. In che modo?
Pare che le radiazioni a infrarossi agiscano sui peptidi, piccole catene di aminoacidi che fungono da messaggeri per le cellule. Nelle giuste condizioni, i peptidi in questione dovrebbero aumentare l’efficienza dei mitocondri e, indirettamente, stimolare la proliferazione cellulare. Come far arrivare gli infrarossi alle cellule staminali, però? Usando i cerotti.
Il corpo umano produce enormi quantità di calore, gran parte del quale è costituito da radiazioni infrarosse. I cerotti sono costituiti da cristalli di aminoacidi che si attivano con il calore della pelle, assorbono le radiazioni infrarosse e le riflettono nuovamente dentro il corpo. Questo dovrebbe dare inizio al ciclo virtuoso visto sopra e supportare il processo naturale di rigenerazione.
Il ruolo di GHK-Cu
Esistono diverse tipologie di peptidi, alcune più efficaci di altre nella stimolazione cellulare. Se parliamo di medicina rigenerativa, i peptidi più interessanti e sfruttati sono quelli della tipologia GHK-Cu, detti anche peptidi di rame.
GHK-Cu è naturalmente presente nell’organismo umano e, in quanto peptide, coordina le funzioni cellulari. In particolare, è estremamente importante per la produzione di collagene e per la differenziazione delle cellule staminali adulte. Inoltre, regola le infiammazioni e stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni.
Purtroppo i livelli di CHK-Cu calano naturalmente con l’età, una delle tante ragioni per cui diventa più difficile guarire dalle piccole lesioni. L’obiettivo dei cerotti per attivare le cellule staminali è non solo ovviare a questo problema, ma anche ottimizzare le rigenerazioni collegate a questi peptidi.
A cosa servono i cerotti per l’attivazione di cellule staminali
Se i cerotti sono un “attivatore” della rigenerazione cellulare, è logico chiedersi: come si usano, all’atto pratico? Li si usa come supporto per altre terapie, almeno per il momento, specie nell’ambito della gestione del dolore e in quello estetico.
Contro l’infiammazione di articolazioni e muscoli
Tra le applicazioni più interessanti per i cerotti c’è la modulazione dell’infiammazione. Pare che i cerotti possano aiutare contro patologie dolorose come artrosi, benché rimangano soluzioni esclusivamente sintomatiche.
A detta dei produttori, i patch riducono l’infiammazione cronica tipica della malattia e, indirettamente, aiutano la riparazione dei tessuti connettivi. Non bloccano l’avanzare della malattia e non sostituiscono le cure tradizionali, ma offrono un po’ di sollievo dai disagi quotidiani.
Per le stesse ragioni, i cerotti possono aiutare atleti e persone molto attive: la loro azione dovrebbe stimolare la riparazione delle microlezioni muscolari e, così facendo, accorciare i tempi di recupero.
Per la rigenerazione cutanea
Con l’età, la rigenerazione cellulare rallenta e i tessuti iniziano a deteriorarsi: spuntano le rughe, pelle e muscoli perdono tono, la pelle risulta meno luminosa. Alcuni cerotti promettono di rallentare l’invecchiamento cutaneo stimolando la rigenerazione cellulare.
Il GHK-Cu, il peptide stimolato dalla fototerapia, è noto per la sua azione sul collagene. In teoria, quindi, i cerotti dovrebbero rallentare la comparsa delle rughe e migliorare l’aspetto della cute. In più, potrebbero aiutare la guarigione di piccole ferite e ridurre il rischio di cicatrici.
I cerotti per l’attivazione delle staminali funzionano?
Non abbiamo trial clinici su ampia scala, quindi è difficile misurare l’effettiva utilità di questi cerotti. Gli studi che abbiamo sono spesso sponsorizzati, con tutti i limiti che ne derivano. Va detto che i risultati promessi prevalentemente sintomatici, però: nessun brand si pone come alternativa ad altre terapie.
Diverso per i cerotti di cellule staminali.
I cerotti a base di cellule staminali
Benché non siano ancora certificati per l’uso di massa, i cerotti a base di cellule staminali esistono. Ce ne sono diversi tipi e sono oggetto di studi preclinici, molti dei quali stanno dando risultati promettenti.
Al contrario dei cerotti attivatori, i cerotti a base di cellule staminali contengono vere cellule staminali. I cerotti altro non sono che un sostegno per le staminali mesenchimali, per semplificarne l’applicazione nel punto di interesse e per fornire loro le sostanze nutritive di cui hanno bisogno. Il materiale del sostegno cambia in base alla ricerca, ma si parla sempre di tessuti biologici o di idrogel.
Per il momento, si stanno ottenendo ottimi risultati nel trattamento delle lesioni da diabete, come alternativa alle terapie tradizionali. L’applicazione dei patch direttamente sulla ferita pare migliorare la vascolarizzazione e la produzione di nuove cellule epiteliali, quanto meno sui modelli animali. Già nel 2012, uno studio dell’Università di Stanford mostrava una netta differenza tra ferite trattate senza cerotti e ferite trattate con cerotti.
Le limitazioni
Il problema maggiore resta impedire alle cellule staminali di migrare via dalle zone di interesse. I cerotti hanno un effetto positivo sulle lesioni, ma le cellule staminali tendono ad allontanarsi dalla zona che dovrebbero curare. Questo è un problema che, ora come ora, non è stato ancora risolto.
In compenso, i cerotti di cellule staminali hanno molte più applicazioni di quelle cui si potrebbe pensare in un primo momento.
Non solo dermatologia
Nell’immaginario comune, i cerotti si applicano sulla pelle: è normale che si pensi ai cerotti di staminali come strumenti da usare in dermatologia. In realtà, lo stesso meccanismo si può applicare a qualsiasi tessuto lesionato, non solo alla pelle.
Bendaggi per ossa rotte
Nel 2020, un team di ricercatori del King’s College di Londra ha sviluppato un cerotto per riparare le ossa rotte. Altro non è che un bendaggio che, una volta applicato sull’osso rotto, consente l’insediamento di cellule staminali umane e aiuta a produrre nuovo osso.
“La nostra tecnologia – spiega il coordinatore dello studio, Shukry Habib – è la prima che in meno di una settimana ingegnerizza in laboratorio un tessuto simile all’osso partendo da cellule staminali umane, per poi trapiantarlo con successo nell’osso difettoso in modo da avviare e accelerare la riparazione. Il concetto del tessuto ingegnerizzato in 3D e del cerotto ha il potenziale per essere usato in diversi tessuti e organi danneggiati”.
L’obiettivo è usare i cerotti per riparare le fratture più gravi, difficili da trattare con i metodi tradizionali. Al momento, infatti, siamo costretti a usare il trapianto di osso prelevato da altre parti del corpo o l’impianto di materiale sintetico.
Cardiologia
Nel 2021, i ricercatori della Pohang University of Science and Technology in Corea hanno sviluppato i cerotti cardiaci in 3D ricavati da cellule staminali. Lo studio linkato ne mostra l’efficacia contro la cardiomiopatia ischemica, nell’invertire la formazione di cicatrici e nel promuovere la rigenerazione del miocardio.
“Le terapie attualmente disponibili non sono sufficienti per il trattamento completo dell’infarto del miocardio”, ha dichiarato l’autore Jinah Jang. “È urgentemente necessario lo sviluppo di una nuova modalità avanzata, come la riduzione del rimodellamento cardiaco avverso, la promozione delle funzioni miocardiche e la correzione di difetti molecolari o genetici”.
Il team di ricerca ha usato il bioprinting 3D per fabbricare veri e propri cerotti biologici, che facciano da co-coltura per le cellule staminali. In questo modo, le staminali possono vivere più a lungo nell’organismo, promuovendo la vascolarizzazione e la funzione cardiaca dopo l’ infarto miocardico.
“Sebbene ci siano ancora limitazioni intrinseche per lo studio clinico, la tecnologia della piattaforma di consegna delle cellule staminali suggerita fornisce una prospettiva terapeutica pratica per varie applicazioni di ingegneria dei tessuti“, ha affermato l’autore Hyoryung Nam.
Il futuro in un cerotto?
I cerotti di staminali hanno sicuramente un grande potenziale, nonostante ci sia ancora tanto lavoro da fare. Anche per questa ragione, è importante prendere quanto meno in considerazione la conservazione delle staminali del cordone ombelicale: chissà per cosa le si potrà usare, un giorno!
Se vuoi saperne di più, contatta Sorgente senza impegno: risponderemo a tutte le tue domande sul tema, spiegandoti perché il futuro è nelle cellule staminali, specie in quelle del sangue cordonale.
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