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Staminali per il diabete: l'efficacia dipende dal pre-trapianto

Staminali per il diabete: l’efficacia dipende dal pre-trapianto

02.06.2017

2 min di lettura

Uno studio ha scoperto come ottimizzare i successi dei trapianti di cellule staminali ematopoietiche nei pazienti affetti da diabete. I pazienti con un sistema immunitario molto attivo subito prima dell'infusione, infatti, avrebbero meno possibilità di successo. Ridur[...]

Uno studio ha scoperto come ottimizzare i successi dei trapianti di cellule staminali ematopoietiche nei pazienti affetti da diabete. I pazienti con un sistema immunitario molto attivo subito prima dell’infusione, infatti, avrebbero meno possibilità di successo. Ridurre l’azione del sistema immunitario prima del trapianto, invece, allungherebbe la durata della terapia. La scoperta arriva dal Center for Cell-Based Therapy (CTC) in Brasile.

I test sul trapianto di cellule staminali contro il diabete di tipo 1 sono cominciati circa 13 anni fa, in Brasile. Nel corso degli anni i risultati sono stati molto variabili, a volte senza alcuna motivazione apparente. Alcuni pazienti hanno smesso di prendere l’insulina per più di 10 anni, altri hanno dovuto ricominciare dopo appena qualche mese.

Secondo i ricercatori del CTC, l’efficacia della terapia dipende dall’azione del sistema immunitario contro le cellule pancreatiche. Il diabete è infatti una malattia autoimmune, nella quale l’organismo elimina le cellule produttrici di insulina. Quindi, più il sistema immunitario aggredisce le cellule del pancreas prima dell’operazione, meno durerà l’effetto delle cellule staminali.

Eliminare temporaneamente il sistema immunitario del paziente protegge le cellule pancreatiche superstiti. Le cellule sono così in grado di produrre un poco di insulina, importante per il successo della terapia. Per questo motivo i ricercatori hanno “spento” temporaneamente il sistema immunitario di 25 pazienti prima del trapianto.

I partecipanti allo studio avevano tra i 12 e i 35 anni. Sono stati in grado di non assumere insulina in media per 3 anni e mezzo. Il soggetto su cui la terapia è stata meno efficace ha ripreso ad assumere insulina dopo 6 mesi. Su 25 soggetti, però, uno è rimasto senza insulina per 10 anni, un altro per 11 e un terzo per 12.

I ricercatori hanno tenuto conto di fattori quali l’età dei soggetti e la gravità della malattia. Il fattore più rilevante è risultato però il livello di infiammazione del pancreas prima del trapianto. Coloro con un sistema immunitario più aggressivo prima del trapianto hanno dovuto ricominciare a prendere l’insulina prima. Coloro che invece avevano una risposta immunitaria più blanda, sono andati avanti più a lungo senza insulina.

Fonte: medicalxpress.com

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