Il co-sleeping è una buona scelta, sì o no? Si dibatte da sempre su pregi e difetti del far dormire il bambino insieme ai genitori. Da una parte, avere il piccolo sempre vicino è una sicurezza in più per mamma e papà. Dall’altra, si teme che questa vicinanza prolungata annulli anche la poca intimità possibile.
La mancanza di privacy è indubbiamente un rischio, ma il co-sleeping ha una serie di pregi da considerare.
Qual è la differenza tra co-sleeping e bed-sharing
Partiamo precisando che il co-sleeping non è sinonimo di bed-sharing, ovvero di condivisione del lettone. Il bambino non deve per forza dormire nello stesso letto dei genitori: va bene anche un lettino nella stessa stanza. L’importante è che sia abbastanza vicino e che riesca a vedere i genitori, anche da sdraiato.
La soluzione migliore è usare un’apposita culla per il co-sleeping, che permette di tenere il bambino vicino dandogli uno spazio suo. Si tratta di culle della stessa altezza del lettone e agganciabili ad esso, dotate di una sponda laterale apribile. Le si può considerare quasi delle prolunghe del lettone. Quando serve, si può staccare la culla e chiudere la sponda, affinché diventi un lettino normale.
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I vantaggi del co-sleeping
Durante i primi mesi, la culla per il co-sleeping è un aiuto per l’allattamento al seno. Quando il bambino si sveglia, la mamma può allattarlo senza alzarsi dal letto e rimettersi a dormire subito dopo. In teoria, quanto meno. I vantaggi maggiori della pratica riguardano però il piano psicologico.
I neonati hanno bisogno di sentire i genitori sempre vicini, di sapere che loro ci saranno sempre. Il problema è che non sono ancora in grado di capire che, anche se non li vedono, i genitori sono pronti ad arrivare al primo urletto. Ecco perché il co-sleeping dona loro una sicurezza impossibile da ottenere in una cameretta separata.
Man mano che cresce, il piccolo inizia a capire che il contatto visivo non è poi così necessario. A quel punto diventa sempre più facile staccarlo gradualmente dal lettone, riprendendosi i propri spazi. Il bambino acquisisce così una sicurezza interiore maggiore e, quasi paradossalmente, la capacità di stare da solo.
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