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Cellule pluripotenti personalizzate per lo studio delle patologie

Cellule pluripotenti personalizzate per lo studio delle patologie

14.12.2020

2 min di lettura

BONN (DE), dicembre 2020 — Le cellule staminali pluripotenti hanno il potenziale di convertirsi in una varietà di cellule differenziate e di tessuti per poter testare in laboratorio i farmaci e per la terapia basata sulla sostituzione tissutale. La ricotta per questa conversione nel differenziamento però non è ovvia, a volte è molto laboriosa e complicata. I ricercatori del centro di ricercar di Dresda, di Harvard e di Bonn hanno identificato un modo per estrarre centinaia di diversi tipi di cellule dalle cellule staminali retro-indotte usando dei fattori di trascrizione. Le cellule cosi prodotte includono neuroni, tessuto connettivo e cellule dei vasi sanguigni.  Il lavoro è stato pubblicato su Nature Biotechnology. Un risultato da premio Nobel sostengono alcuni scienziati.

I ricercatori hanno usato cellule retro-indotte che erano state riprogrammate a partire dal tessuto connettivo e che sono state riportate a una condizione semi-embrionale. In principio, le cellule retro-indotte sono utilizzate per produrre ogni tipo di cellula.

“Molti dei protocolli sono molto complicati. Non è possibile ottenere diverse popolazioni cellulari a partire dalle stesse cellule retro-indotte e controllare cosi le singole colture cellulari” spiega Volker Busskamp, Ph.D., che lavora all’Università di Bonn e a Dresda

I tre enti di ricercar che hanno collaborato a questo studio hanno quindi messo a punto un protocollo che finalmente semplifica l’ottenimento di cellule differenziate

Per questo, hanno usato un largo processo di screening identificando 290 proteine e riuscendo a riprogrammare efficientemente le cellule retro-indotte al differenziamento. I ricercatori sono stati cosi in grado di dimostrare che un solo fattore di trascrizione è in realtà in grado per indurre il differenziamento dei neuroni, del tessuto connettivo, dei vasi sanguigni e delle cellule gliali.

Fonte: Nature Biotechnology

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