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Cellule staminali del liquido amniotico contro l’osteoporosi

Cellule staminali del liquido amniotico contro l’osteoporosi

05.01.2017

2 min di lettura

Un team dell’Università di Londra ha elaborato un nuovo trattamento contro l’osteoporosi e altre malattie scheletriche, applicabile sia ai neonati che alle persone più adulte. Il trattamento si basa sull’infusione di cellule staminali estratte dal liquido amniotico[...]

Un team dell’Università di Londra ha elaborato un nuovo trattamento contro l’osteoporosi e altre malattie scheletriche, applicabile sia ai neonati che alle persone più adulte. Il trattamento si basa sull’infusione di cellule staminali estratte dal liquido amniotico e avrebbe già mostrato ottimi risultati su modelli animali. Le cavie trattate in questa maniera e affette da patologie delle ossa avrebbero infatti subito il 78% in meno di fratture.

Solo nel Regno Unito l’osteoporosi affligge più di 3 milioni di persone. È un disturbo raro nei soggetti appena nati e si calcola che ogni anno nascano circa 70 bambini con questa malattia. I bambini in questione incorrono in fratture multiple anche all’interno del ventre materno, il che rende le loro vita molto disagevole. Normalmente, invece, l’osteoporosi colpisce soggetti più vecchi e in prevalenza donne dopo la menopausa.

I ricercatori inglesi hanno scoperto che le cellule staminali del liquido amniotico rilasciano dei fattori di crescita. Pur non ricostruendo nuovo tessuto osseo, le cellule staminali stimolano l’organismo e le cellule esistenti a farlo. Questo rende le ossa molto più forti e meglio organizzate al loro interno, quindi di qualità più alta. La scoperta potrebbe rivoluzionare la vita di tante persone con le ossa fragili, ma anche aiutare gli astronauti di ritorno dalle loro missioni.

I trial clinici sull’essere umano dovrebbero partire entro i prossimi due anni. Se dovessero portare a buoni risultati, si potrebbe conservare il liquido amniotico in vista di usi futuri, come oggi si fa con le cellule staminali del cordone ombelicale. Saranno però necessari ulteriori studi.

Fonte: theguardian.com

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