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Cellule staminali mesenchimali per i trattamenti anti-fibrotici

Cellule staminali mesenchimali per i trattamenti anti-fibrotici

18.05.2016

2 min di lettura

Un team di ricerca della Guangzhou Medical University ha analizzato campioni di tessuto polmonare di 28 pazienti, tutti affetti da patologie autoimmuni ai polmoni. Lo studio mirava a mappare le varie tipologie di cellule immunitarie che stimolano il processo fibroti[...]

Un team di ricerca della Guangzhou Medical University ha analizzato campioni di tessuto polmonare di 28 pazienti, tutti affetti da patologie autoimmuni ai polmoni. Lo studio mirava a mappare le varie tipologie di cellule immunitarie che stimolano il processo fibrotico. È emerso che la molecola TGF-β1, considerata fino a oggi pro-fibrotica, potrebbe invece essere di aiuto nei trattamenti.

I risultati della ricerca hanno mostrato alti livelli di linfociti T citotossici, sia nel sangue che nel tessuto polmonare dei pazienti analizzati. I livelli dei linfociti T regolatori, invece, sono risultati molto più bassi del normale. Mentre i primi distruggono le cellule percepite come infette, i secondi spengono la risposta immunitaria e controllano i processi infiammatori. Lo squilibrio è un elemento fondamentale nello sviluppo della malattia autoimmune.

I ricercatori hanno isolato fibroblasti polmonari umani e li hanno studiati in laboratorio. Le cellule hanno rilasciato grandi quantità di citochine pro-infiammatorie, molecole segnale che provocano l’insorgere di infiammazioni e fibrosi. Stimolando i normali fibroblasti con queste citochine, questi hanno iniziato a convertirsi in fattori profibrotici.

I ricercatori hanno quindi analizzato gli effetti delle cellule staminali mesenchimali sui campioni. È emerso che le cellule interferiscono con i processi autoimmuni e agiscono anche sui linfociti T. Aumentano infatti i livelli di linfociti T regolatori, mentre abbassano quelli delle citochine pro-infiammatorie. Inoltre, secernono alte quantità di TGF-β1, con un potente effetto anti-fibrotico.

Il ruolo della molecola TGF-β1 è stata una sorpresa per i ricercatori, poiché la molecola era considerata fortemente pro-fibrotica. La ricerca ha invece evidenziato che i fibroblasti di pazienti malati reagiscono in maniera diversa rispetto a quelli di persone sane. Non solo la molecola non faciliterebbe lo sviluppo di fibroblasti, ma un livello più alto di TGF-β1 ridurrebbe l’infiammazione e le fibrosi. Ciò significa che le cellule staminali mesenchimali, mirate alla soppressione solo di linfociti T citotossici, sarebbero molto più efficaci dei trattamenti mirati a bloccare tutti i tipi di linfociti T.

Fonte: pulmonaryfibrosisnews.com

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