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Dalle cellule staminali ai cervelli in provetta: i nuovi laboratori viventi

Dalle cellule staminali ai cervelli in provetta: i nuovi laboratori viventi

09.01.2017

2 min di lettura

Lo studio dell'Istituto Howard Hughes guidato da Joseph Ecker dà una nuova importanza ai mini-cervelli in provetta. Trattasi di organoidii ottenuti da cellule staminali e nati a fini di ricerca, per studiare la genesi e l’evoluzione di malattie come Alzheimer e Parkinson. Secondo gli[...]

Lo studio dell’Istituto Howard Hughes guidato da Joseph Ecker dà una nuova importanza ai mini-cervelli in provetta. Trattasi di organoidii ottenuti da cellule staminali e nati a fini di ricerca, per studiare la genesi e l’evoluzione di malattie come Alzheimer e Parkinson. Secondo gli autori dello studio, gli organoidi sarebbero dei modelli ancora migliori di quanto si pensasse, molto vicini all’originale.

I primi mini cervelli risalgono al 2013, ad opera di un gruppo di ricerca europeo. Non sono veri e propri organi, ma riproduzioni in miniatura simili a cervelli allo stadio embrionale. Pur essendo una versione semplificata del cervello, ne riproducono molte caratteristiche. Per questo motivo, si stanno imponendo come banco di prova per nuovi trattamenti e per la sperimentazione di farmaci. Hanno permesso di capire come agisce il virus Zika, ad esempio.

Nello studio in questione, gli autori hanno messo a confronto gli organoidi con i classici tessuti bidimensionali. In particolare, hanno esaminato il funzionamento genetico ed epigenetico, ovvero i meccanismi che regolano l’attivazione di geni specifici. Molte malattie neurologiche hanno infatti alla base il cattivo funzionamento di questi meccanismi, che quindi un buon modello per i test deve saper riprodurre.

I ricercatori hanno messo le cellule staminali embrionali dentro in bioreattore, affinché si moltiplicassero in un ambiente a loro favorevole. Hanno quindi studiato l’organoide ottenuto nel dettaglio. La conclusione è che i mini cervelli sono al momento lo strumento migliore per testare farmaci in vitro.

Fonte: ansa.it

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