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Il virus Zika colpisce anche le cellule staminali adulte?

Il virus Zika colpisce anche le cellule staminali adulte?

03.09.2016

2 min di lettura

I ricercatori della Rockefeller University e de La Jolla Institute for Allergy and Immunology hanno rivelato che il virus Zika potrebbe colpire anche i cervelli già sviluppati. Lo studio condotto prende in esame topi adulti contagiati dal virus. Dall’osservazione è eme[...]

 

I ricercatori della Rockefeller University e de La Jolla Institute for Allergy and Immunology hanno rivelato che il virus Zika potrebbe colpire anche i cervelli già sviluppati. Lo studio condotto prende in esame topi adulti contagiati dal virus. Dall’osservazione è emerso che l’infezione ha ucciso diverse cellule staminali neurali, anche se non si conoscono ancora gli effetti sul lungo periodo.

Il virus Zika è noto per i suoi effetti devastanti sulle cellule staminali neurali dei feti. Gli adulti colpiti, invece, manifestano di rado sintomi visibili diversi da febbre e dermatiti. Si è però notato un aumento dell’incidenza della Sindrome di Guillain-Barré, in concomitanza con il dilagare del virus. Ciò ha portato gli studiosi a chiedersi quali siano gli effetti reali del virus sugli adulti. Un cervello sviluppato ha un numero limitato di cellule staminali rispetto a quello di un feto. Ciò non significa che queste non possano essere colpite dal virus Zika, come già è stato provato accadere nei feti.

I ricercatori sono partiti da alcune osservazioni fatte sul virus Dengue, simile allo Zika. Il primo è incapace di attraversare la placenta e si trasmette per via sessuale, ma ha molti tratti in comune con il secondo. Hanno quindi usato modelli animali del Dengue come punto di partenza per sviluppare quelli del virus Zika. Hanno quindi infettato i topi adulti e hanno osservato la genesi del virus. Fin da subito lo Zika si è concentrato intorno alle cellule staminali neurali, causandone la morte.

Le cellule staminali neurali adulte sono importante per l’apprendimento e per la memoria. Ciò significa che la loro morte può essere problematica anche per un cervello adulto, anche se gli effetti precisi sono ancora poco chiari. Il prossimo passo è quindi verificare gli effetti del contagio sul lungo periodo.

Fonte: eurekalert.org

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