La malattia degenerativa del disco è una delle patologie più comuni nel primo mondo. Consiste nella degenerazione progressiva dei dischi intervertebrali, che provoca dolori cronici nella parte bassa della schiena. Il disturbo colpisce soprattutto soggetti sotto i 50 anni e risulta m[...]
La malattia degenerativa del disco è una delle patologie più comuni nel primo mondo. Consiste nella degenerazione progressiva dei dischi intervertebrali, che provoca dolori cronici nella parte bassa della schiena. Il disturbo colpisce soprattutto soggetti sotto i 50 anni e risulta molto debilitante. Inoltre, i trattamenti attuali interessano solo i sintomi e nulla possono contro la degenerazione progressiva. Ecco perché negli ultimi anni si stanno ponendo grandi speranze nella ricerca sulle cellule staminali.
I trattamenti mediante cellule staminali si sono dimostrati molto promettenti. Secondo alcuni studi su modelli animali, il trapianto di cellule staminali potrebbe addirittura far regredire la malattia. I ricercatori della Mayo Clinic hanno infatti osservato uno spesso maggiore dei dischi, un aumento del contenuto di acqua nei dischi e un profilo di espressione genetica alterato. Le ricerche che prevedono l’uso di cellule staminali mesenchimali si muovono su questa stessa scia.
Le cellule staminali mesenchimali si ottengono a partire dal midollo osseo e dal cordone ombelicale. Sono cellule immature e indifferenziate, adatte per i trattamenti ex vivo. Uno studio del 2003 ha analizzato l’uso di queste cellule su conigli affetti da malattia degenerativa del disco. I ricercatori hanno iniettato cellule staminali mesenchimali nei dischi deteriorati delle cavie. Dopo 8 settimane, le staminali si erano differenziate in cellule che riproducevano quelle originali del disco.
Le ricerche di cui sopra hanno aperto la strada a un trial clinico dell’Università della California, portato avanti su pazienti affetti dalla patologia. I medici hanno iniettato cellule staminali mesenchimali nel disco, sia da sole che in combinazione con acido ialuronico. Le cellule staminali hanno stimolato la creazione di nuovo tessuto. Adesso bisognerà verificare la sicurezza del trattamento.
Fonte: news-medical.net
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