Gli esiti di una ricerca condotta dall’Università di Stanford rivelano come aiutare le ossa a guarire prima. I ricercatori hanno applicato proteine della famiglia delle hedgehog nelle ferite di alcune ca[...]
Gli esiti di una ricerca condotta dall’Università di Stanford rivelano come aiutare le ossa a guarire prima. I ricercatori hanno applicato proteine della famiglia delle hedgehog nelle ferite di alcune cavie. Queste hanno aumentato l’espressione di alcune molecole di segnalazione, accelerando l’azione delle cellule staminali scheletriche. Il risultato è stato che le fratture sono guarite più in fretta. La scoperta potrebbe aiutare tanti diabetici, la cui malattia rende la guarigione più difficile.
Alcuni pazienti affetti da diabete fanno fatica a guarire anche dalle fratture più banali. Fino ad oggi la ragione molecolare di questo problema era poco chiara, pur essendo ricollegabile ai livelli troppo alti di zucchero nel sangue. Questo rendeva difficile trovare un rimedio al problema, con gravi ripercussioni sulla salute di molti malati. I ricercatori hanno analizzato quindi i tempi di guarigione di alcune cavie affette da diabete di tipo 2, prima e dopo il manifestarsi della malattia.
Dalle osservazioni è emerso che, prima dello sviluppo del diabete, i tempi di guarigione delle cavie erano nella media. Dopo l’emergere della malattia, le ossa erano invece più deboli e meno dense, le fratture guarivano più lentamente. I ricercatori hanno quindi identificato e descritto un tipo particolare di cellule staminali delle ossa, poco presenti nelle ossa dei topi diabetici. Queste cellule si convertono in tutte le componenti che costituiscono il sistema scheletrico, comprese ossa, cartilagine e alcune parti del midollo osseo. Riducendone il numero, le fratture guariscono più lentamente.
Secondo il team, il problema sta nelle capacità di ricevere segnali di queste cellule staminali. Le nicchie degli animali diabetici produrrebbero infatti molte meno proteine della famiglia delle hedgehog. Queste hanno un ruolo molto importante nella rigenerazione dei tessuti. La loro assenza impedirebbe alle cellule staminali delle cavie diabetiche di accorrere là dove necessario, ostacolando il processo di guarigione. Integrandole nuovamente nell’organismo, tutto tornerebbe nella norma.
I ricercatori hanno testato la scoperta sia sulle cavie sia su alcuni pazienti affetti da diabete. Le osservazioni fatte sull’essere umano hanno confermato quanto osservato nei topi: chi soffre di diabete avrebbe un’espressione ridotta delle proteine hedgehog. La causa sarebbero livelli troppo elevati di fattori TNF-alpha, ricollegabili a loro volta alle infiammazioni tipiche del diabete. Una scoperta rilevante, anche se per trovare la giusta strategia d’azione saranno necessarie ulteriori ricerche.
Fonte: med.stanford.edu
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