Un gruppo di ricercatori, guidati dal Dr. Kang Zhang dell'Università della California, ha scoperto come usare le nostre stese cellule staminali per rigenerare il cristallino e la cornea. La scoperta potrebbe essere applicata non solo ai casi di cataratta, ma anche a quanti hanno perso del [...]
Un gruppo di ricercatori, guidati dal Dr. Kang Zhang dell’Università della California, ha scoperto come usare le nostre stese cellule staminali per rigenerare il cristallino e la cornea. La scoperta potrebbe essere applicata non solo ai casi di cataratta, ma anche a quanti hanno perso del tutto la vista.
Il cristallino e la cornea sono due parti dell’occhio fondamentali per garantirne il corretto funzionamento. Affinché l’occhio veda, lo strato di tessuto che sta sopra alle lenti deve essere completamente trasparente. Al momento, quando questo strato diventa opaco si effettuano degli impianti per sostituirlo. La procedura è però rischiosa e invasiva.
Questa nuova ricerca prevede un’alternativa solo minimamente invasiva, tanto che le prime operazioni sono state effettuate su 12 bambini sotto i 2 anni. I bambini erano affetti da cataratta congenita, una delle maggiori cause di cecità infantile. I ricercatori hanno rimosso le cataratte dei bambini, lasciando però alcune cellule nell’occhio. Le cellule sono le cellule staminali epiteliali del cristallino, ovvero quelle che possono dare inizio alla rigenerazione del cristallino.
Le incisioni effettuate sugli occhi dei bambini sono guarite nel giro di un mese. La trasparenza della loro linea di visione è risultata venti volte migliore rispetto ai bambini sottoposti al trattamento tradizionale.
La scoperta dimostrerebbe che il corpo è in grado di sfruttare le nostre stesse cellule staminali per rigenerarsi. I pazienti più anziani potrebbero aver bisogno di una spinta maggiore, ma il principio sarebbe lo stesso.
Il trattamento attuale contro la cataratta prevede il più delle volte l’impianto di una lente artificiale. Inserire la lente richiede un taglio di circa 6 millimetri, che può infiammarsi e danneggiare ancora di più l’organo. Il nuovo trattamento prevede un taglio di massimo 1.5 millimetri, con quindi un impatto di gran lunga minore sull’occhio.
I ricercatori avevano già testato il nuovo trattamento sul modello animale, con risultato eccellenti. Il prossimo passo è aumentare il numero di trial clinici sull’essere umano, verificando se i benefici resistono nel tempo.
Fonte: livescience.com
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