Un team guidato dal professor Xiaojun Lance Lian del Penn State ha rigenerato lo strato superficiale di un cuore umano. Per farlo ha usato cellule staminali umane, stimolate in modo da convertirsi in cellule dell’epicard[...]
Un team guidato dal professor Xiaojun Lance Lian del Penn State ha rigenerato lo strato superficiale di un cuore umano. Per farlo ha usato cellule staminali umane, stimolate in modo da convertirsi in cellule dell’epicardio. Nel 2012, lo stesso team era riuscito ad ottenere cellule del miocardio, sempre a partire da cellule staminali umane. Lo scopo è arrivare a rigenerare un intero cuore umano, uno strato alla volta.
Gli scienziati dovevano trovare un modo per fornire informazioni alle cellule staminali progenitrici, così da stimolarle a generare cellule dell’epicardio. Il problema era che non sapevano quali informazioni servissero per ottenere il risultato voluto. Hanno quindi manipolato cellule staminali umane in modo da trasformarle in cellule reporter, affinché esprimessero una proteina fluorescente una volta diventate cellule dell’epicardio. In questo modo sarebbero stati in grado di capire immediatamente se i test avevano avuto successo o meno. A questo punto hanno trattato le cellule con diverse molecole di segnalazione, osservando quale di queste avrebbe fatto diventare fluorescenti le cellule.
I test hanno rivelato che la chiave sta nelle vie di segnalazione Wnt, un gruppo di percorsi di trasduzione del segnale. Questi percorsi sono composti da proteine che veicolano i segnali fino alle cellule. Attivandoli è possibile cambiare il fato delle cellule staminali progenitrici, facendole diventare cellule dell’epicardio invece che del miocardio. In futuro, le cellule dell’epicardio così ottenute potrebbero essere usate per riparare i danni da attacco cardiaco.
La tecnica di rigenerazione dell’epicardio potrebbe salvare la vita a molte vittime di attacco cardiaco. Quando si verifica un attacco cardiaco, i vasi sanguigni si bloccano e così anche il trasporto dei nutrienti e dell’ossigeno. Ne consegue che le cellule del muscolo muoiono, senza possibilità di rigenerarsi e causando un danno permanente. Le cicatrici lasciate dall’evento causano così ulteriori danni, che possono sfociare in un nuovo infarto.
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