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Riparare le ferite all'istante grazie alle cellule staminali

Riparare le ferite all’istante grazie alle cellule staminali

24.06.2015

2 min di lettura

Un nuovo farmaco per riparare i tessuti è stato messo a punto grazie alla ricerca sulle cellule staminali.Sembra incredibile poterlo dire, ma grazie a un team di ricercatori americani, sarà sufficiente una pillola per riparare istantaneamente tessuti danneggiati o feriti.

Un nuovo farmaco per riparare i tessuti è stato messo a punto grazie alla ricerca sulle cellule staminali.
Sembra incredibile poterlo dire, ma grazie a un team di ricercatori americani, sarà sufficiente una pillola per riparare istantaneamente tessuti danneggiati o feriti.
Durante la vita adulta dell’organismo, la produzione di nuove cellule per rimpiazzare quelle perse a causa di invecchiamento, differenziamento o danni tissutali è un avvenimento normale.
Le cellule staminali, d’altra parte, sono cellule capaci sia di autorinnovarsi, sia di generare cellule progenitrici che, differenziandosi, danno origine a tessuti e organi; capire cosa influisce sul loro rinnovamento e cosa può inibire il loro funzionamento è, quindi, di fondamentale importanza per i ricercatori che indagano nuove possibilità di trattamento nella medicina rigenerativa.
Il farmaco messo a punto dai ricercatori americani, contiene una molecola prodotta naturalmente dall’organismo, la prostaglandina E2 o Pge2, che si comporta come una vitamina per le cellule staminali e permette, così, ai tessuti di rigenerarsi più velocemente.
La rigenerazione è stata osservata, finora, nel fegato, colon e midollo osseo dei topi da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University di Cleveland e dell’Ut Southwestern Medical Center di Dallas e lo studio è stato poi pubblicato sulla rivista scientifica Science.
La prostaglandina prodotta dall’organismo viene ridotta, secondo i ricercatori, da un altro gene (15 Pgdh) presente nel corpo e il loro studio si è concentrato sull’inibizione di questo gene per permettere ai livelli di prostaglandina di raggiungere quantità soddisfacenti a rigenerare i tessuti.
Durante la ricerca sono state analizzate più di 230mila molecole e una, nello specifico, è risultata in grado di inattivare il gene che inibiva la produzione di prostaglandina.
Secondo i ricercatori americani, i tempi di rigenerazione più veloci dei tessuti e l’individuazione del gene che inibiva la prostaglandina, aprono nuove prospettive per lo studio di potenziali trattamenti nel campo di molte altre malattie.
Fonte: tgcom24

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