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Senza microRNA le cellule staminali diventano totipotenti

Senza microRNA le cellule staminali diventano totipotenti

25.01.2017

2 min di lettura

Basta togliere una molecola di microRNA per rendere totipotenti le cellule staminali pluripotenti. La scoperta, fatta da un team dell’Università della California, potrebbe ampliare il ventaglio di tessuti ottenibili in laboratorio. Le cellule staminali totipotenti sono infatti la bas[...]

Basta togliere una molecola di microRNA per rendere totipotenti le cellule staminali pluripotenti. La scoperta, fatta da un team dell’Università della California, potrebbe ampliare il ventaglio di tessuti ottenibili in laboratorio. Le cellule staminali totipotenti sono infatti la base per tutti i tessuti embrionali ed extraembrionali, come la placenta. Questo significa che in futuro si potrebbe partire da cellule staminali embrionali e pluripotenti indotte, per sviluppare uno zigote o un ovulo fecondato.

Il microRNA è composto da piccole molecole di RNA non codificante, la cui informazione genica quindi non si converte in proteine. Le molecole di microRNA hanno la funzione di regolare l’espressione genica e decidono del destino delle cellule. Ad esempio, sono in grado di decidere l’identità di una cellula al di là dell’ambiente. Regolate a dovere, possono spingere una cellula epiteliale a diventare una cellula staminale pluripotente. Da quest’ultimo studio emerge che possono anche regolare lo stato di totipotenza. Ciò consentirebbe di comprendere meglio come è fatta una cellula staminale totipotente, facendo fare grandi passi in avanti alla medicina rigenerativa.

I ricercatori hanno eliminato il microRNA miR-34a dalle cellule staminali pluripotenti murine. Il deficit ha stimolato il retrovirus endogeno MERVL, molto simile a quello che si trova in alcune cellule staminali totipotenti. Hanno così ottenuto delle cellule staminali “simil” totipotenti, in grado di generare cellule embrionali e zigoti. Quest’ultimo punto ha un grandissimo valore dal punto di vista della ricerca, poiché consente di approfondire una fase molto delicata dello sviluppo embrionale.

Lo studio ha messo in evidenza anche un legame inaspettato tra miR-34a ed una classe di retrotrasposoni. Si tratta di pezzi di antico DNA estraneo, che compongono buona parte del genoma dei mammiferi. Per decadi i biologi hanno dato per scontato che non avessero nessun ruolo nello sviluppo. La scoperta, invece, suggerisce che potrebbero essere fondamentali nelle prime fasi dell’embrione.

Fonte: genengnews.com

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