Una ricerca giapponese rivela che le cellule staminali di pazienti schizofrenici producono meno neuroni. La causa starebbe in una mutazione genetica che altera il processo di differenziazione cellulare, intaccando il bilanciam[...]
Una ricerca giapponese rivela che le cellule staminali di pazienti schizofrenici producono meno neuroni. La causa starebbe in una mutazione genetica che altera il processo di differenziazione cellulare, intaccando il bilanciamento di neuroni e glia nel cervello. La malattia sarebbe quindi provocata da un numero troppo alto di cellule non neuronali, sviluppatesi nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale. La nuova scoperta potrebbe gettare nuova luce su una malattia debilitante e ancora poco conosciuta.
La schizofrenia è una patologia ancora in parte sconosciuta. Si sa però che una delle cause del suo insorgere è una mutazione nel cromosoma 22. Qui sono presenti dozzine di geni coinvolti nello sviluppo cerebrale, nella maturazione del cervello e nel funzionamento dei suoi circuiti. I ricercatori hanno inoltre trovato oltre 100 variazioni genetiche alla base della malattia, oltre che decine di mutazioni che aumentano il rischio di svilupparla.
Manabu Toyoshima, a capo dello studio, è partito dalle cellule epiteliali di due pazienti schizofrenici con variazioni nel cromosoma 22. Ha riprogrammato le cellule in modo da ottenere cellule staminali pluripotenti indotte, da confrontare con quelle prese da due pazienti sani. A questo punto ha stimolato le cellule a differenziarsi in cellule staminali neurali. In questa condizione le cellule erano in grado di differenziarsi in vari tipi di cellule nervose, quindi sia in neuroni che in cellule non neuronali.
Le cellule staminali neurali dei pazienti schizofrenici, pur essendo nelle stesse condizioni di quelle dei pazienti sani, erano molto più piccole. Hanno inoltre prodotto molte cellule non neuronali e pochi neuroni, rispetto a quelle dei pazienti sani. Anche i neuroni ottenuti erano meno attivi, con fibre più corte e in grado di effettuare migrazioni più brevi. Le stesse caratteristiche sono state rilevate nel tessuto cerebrale di alcuni pazienti morti.
La presente ricerca si è limitata a un campione molto piccolo, ma i risultati sono comunque di grande interesse. Quanto riscontrato potrebbe infatti essere utile anche per comprendere altre patologie psichiatriche.
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