Sempre più ricercatori stanno studiando le possibili applicazioni della placenta umana in medicina rigenerativa. Ciò che un tempo era un semplice rifiuto biologico, infatti, sta svelando un potenziale rivoluzionario per la ricerca.
L’articolo “ The revolutionary role of placental derivatives in biomedical research”, pubblicato nel numero di luglio 2025 della rivista Bioactive Materials, si concentra proprio su questo. Nell’articolo, il consorzio di ricercatori esplora le applicazioni – presenti e future – di quest’organo nella medicina rigenerativa.
Entriamo nel dettaglio.
Oltre la gestazione: un tesoro di biomateriali
In realtà il potenziale medico della placenta è chiaro fin dagli inizi del ‘900, benché mancassero molte delle basi necessarie per esplorarlo. Pratiche pseudoscientifiche come la Lotus Birth nascono proprio da questa consapevolezza.
Oggi abbiamo molte più risorse a disposizione, il che ci consente di creare e studiare diversi componenti derivati dalla placenta. Da qui all’applicazione in ambito medico il passo è (relativamente) breve: terapie con cellule staminali; rigenerazione di tessuti danneggiati; cosmesi; creazione di scaffold biomimetici… Tutto grazie alle caratteristiche uniche di quest’organo.
La placenta è costituita da un tessuto fortemente vascolarizzato, con una robusta matrice extracellulare e abbondanza di cellule staminali, caratteristiche preziose in medicina rigenerativa. In più, la placenta è un organo disponibile in abbondanza e spesso buttato, il che consente di bypassare i dilemmi morali ed etici tipici di altri tessuti (basti pensare alle staminali embrionali).
Perché le staminali della placenta sono preziose
La placenta è una fonte eccezionalmente ricca di diverse tipologie di cellule staminali, riconosciute per il loro potenziale terapeutico: cellule staminali mesenchimali (MSC); cellule epiteliali amniotiche (AEC); cellule trofoblastiche (TC).
Le MSC placentari si possono isolare da varie parti della placenta: la membrana amniotica; la piastra/villi corionica; la decidua. Alcuni di queste sono di origine materna (quelle della decidua), mentre altre sono di origine fetale ( quelle derivate dalle altre membrane).
Rispetto ad altre fonti di staminali, queste cellule mesenchimali vantano una resa cellulare molto più elevata; una singola placenta può fornire miliardi di cellule. A questo si aggiunge la loro capacità di migrare, aderire e innestarsi nei tessuti bersaglio, facilitandone la rigenerazione; ciò le rende particolarmente interessanti nel trattamento di condizioni polmonari, applicazione oggetto di studi clinici.
Le cellule derivate dallo strato epiteliale dell’amnios, esprimono marcatori di cellule staminali pluripotenti e fenotipi simili alle MSC. Possono differenziarsi in diversi tipi di tessuti (pancreatico, epatico e neuronale), hanno una bassa immunogenicità e non sono tumorigeniche. Insomma, sono candidate perfette per l’ingegneria tissutale o il trapianto.
Infine, le cellule derivate dal trofectoderma della blastocisti vengono studiate per le loro capacità di differenziazione.
Proprietà immunomodulatorie della placenta
Le capacità rigenerative non sono l’unico tesoro della placenta sottolineato nello studio. La placenta ha infatti funzioni immunologiche ed endocrine, vitali per la tolleranza materno-fetale e il successo della gravidanza. Senza di esse, il sistema immunitario materno considererebbe l’embrione un parassita di cui liberarsi, rendendo impossibile l’impianto.
Molti derivati placentari studiati dal team sfruttano proprio queste proprietà immunomodulatorie, per favorire l’integrazione dei tessuti nelle terapie rigenerative e non solo.
Prodotti placentari promettenti
All’interno del documento, gli autori si concentrano su alcuni prodotti placentari che sfruttano le proprietà succitate. Benché esistano già e siano anche promettenti, se ne parla troppo poco.
- Estratti placentari per la cosmetica rigenerativa. Li si usa in creme cicatrizzanti, in prodotti iniettabili e in formulazioni orali. Consistono di un cocktail di fattori bioattivi che promuovono la rigenerazione tissutale, arricchiti proprio con estratti della placenta.
- Matrici extracellulari decellularizzate (ECM), ottenute rimuovendo le cellule dalla placenta. Le si usa per fornire un supporto strutturale essenziale nell’ingegneria tissutale, per favorire lo sviluppo di nuovi tessuti sani.
- Derivati da cellule staminali placentari, ovvero mezzi di coltura condizionato (PCM) e vescicole extracellulari (Evs). Li si usa per stimolare lo sviluppo e per veicolare molecole terapeutiche.
- Fogli placentari liofilizzati, impiegati nella cura delle ferite per favorire la cicatrizzazione.
- Membrane amniotiche e corioniche, note per le loro proprietà cicatrizzanti, antinfiammatorie e la capacità di ridurre la formazione di cicatrici.
Applicazioni specifiche
Un’applicazione particolarmente entusiasmante riguarda l’oftalmologia. Gli autori mettono in evidenza i risultati ottenuti dal siero da sangue del cordone ombelicale (CBS), che nei trial si sta dimostrando più efficace di trattamenti convenzionali.
I trattamenti tipici della sindrome dell’occhio secco, delle lesioni corneali e di altre patologie oculari prevedono l’uso di lacrime artificiali e, a volte, del siero da sangue periferico. Purtroppo, spesso sono più trattamenti sintomatici che cure vere e proprie.
Come già visto, i derivati placentari possono fare affidamento sulle proprietà tipiche delle staminali della placenta: elevata capacità proliferativa e differenziativa, nonché proprietà immunomodulatorie. Applicate in oftalmologia, le proprietà in questione promuovono la guarigione della cornea e riducono la severità dei sintomi.
Interessanti anche i risultati ottenuti nella rigenerazione del timpano e di alcuni nervi. Alcuni ricercatori hanno applicato un siero di staminali a stampi biomedici. Pare che i timpani rigenerati in questo modo siano quasi impossibili da distinguere dai timpani sani.
Infine, l’articolo accenna alla possibile applicazione dei derivati placentari nelle terapie ormonali, specie in quelle per alleviare i sintomi della menopausa. Secondo uno studio coreano, gli estratti placentari potrebbero aumentare i livelli di estradiolo senza (pare) effetti collaterali.
Il futuro della medicina rigenerativa
I derivati placentari sono bel lontani dall’essere uno scarto medico o, quanto meno, dovrebbero esserlo. Proprio come il cordone ombelicale, la placenta è un organo ricco di proprietà troppo spesso ignorate.
Per fortuna, pare che le cose stiano cambiando.
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