La dottoressa Alice Lee ha riprodotto un attacco di cuore in vitro. La scienziata ha usato le cellule staminali per ottenere una colonia di cellule cardiache. La colonia si è organizzata in un piccolo organo, in grado di pompare sangue e contrarsi. E di avere un infarto.
La scienziata ha indotto un infarto nel piccolo organo con una bacchetta gelata. Il fenomeno ha provocato delle lesioni e ha messo in moto le cellule. In una prima fase, l’organo si è autoriparato alla meglio e ha eliminato i tessuti morti. In una seconda fase, ha raccolto le componenti necessarie per rigenerare la zona lesionata. Quest’ultima fase è sempre molto delicata, specie perché necessita di un ottimo apporto di sangue e nutrienti nei tessuti nuovi.
Grazie all’esperimento, la scienziata ha osservato in diretta come il cuore reagisce a un infarto. È un processo complesso, che intreccia tra loro una serie di eventi diversi. In primo luogo l’infiammazione data dall’eliminazione dei tessuti morti, cui segue la proliferazione delle cellule. Un insieme troppo grande di fattori da osservare tutti insieme. Un mini organo rappresenta invece la versione semplificata di tutto questo.
L’approccio consentirà inoltre di osservare di volta in volta la reazione dei diversi tipi di cellule coinvolti nella riparazione del cuore. La speranza è riuscire a predire la reazione delle cellule staminali impiantate nell’organo danneggiato. Infatti, non sempre le cellule reagiscono come i medici vorrebbero e non sempre se ne conosce il motivo.
L’uso di mini cuori e di mini infarti consentirà di migliorare le terapie per le malattie cardiache. Ci sono infatti tecniche che non si possono testare sui pazienti. In compenso, un mini organo ottenuto dalle cellule del paziente potrebbe essere un ottimo banco di prova.
Fonte: medicalxpress.com
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