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Nuovo metodo per tracciare ed etichettare le cellule staminali neurali

Forrest Goodfellow, studente all’University of Georgia’s Regenerative Bioscience Center, ha sviluppato un metodo per tracciare ed etichettare le cellule staminali neural, che unisce le ricostruzioni 3D con la biologia delle cellule staminali. Potrebbe aiutare a capire meglio il ruolo delle cellule staminali nei trattamenti per malattie neurologiche.

Non si sa molto di come agiscono le cellule staminali neurali dopo un trattamento sperimentale. Al momento non si sa né cosa fanno né dove vanno le cellule staminali neurali dopo il trapianto, il che rende la ricerca contro l’Alzheimer e il Parkinson più complicata. Comprendere la loro posizione, mantenerle al sicuro dall’attacco del sistema immunitario e tracciare i loro spostamenti sono tutti passi fondamentali per il futuro della medicina rigenerativa.

Per svelare i comportamenti delle cellule staminali neurali, Goodfellow e i suoi colleghi sono partiti da alcune minuscole palline d’acciaio e da un uovo di gallina. Hanno etichettato alcune cellule staminali neurali con le palline, trapiantate poi in un embrione di gallina. Usando la risonanza magnetica, hanno monitorato le cellule staminali neurali per diversi giorni e senza danneggiare le cellule.

Il punto più critico è stato dimostrare che il metodo non danneggia le cellule staminali. Un metodo che monitora il comportamento di cellule danneggiate sarebbe stato inutile ai fini della ricerca. Il team ha quindi verificato che le sferette fossero innocue per le cellule: per quattordici giorni hanno tracciato e comparato cellule etichettate e non.

Lo studio si concentra sulle cellule neurali, ma Goodfellow pensa che potrebbe essere applicato anche alle cellule staminali mesenchimali. il prossimo passo è verificare che la tecnologia usata per il tracciamento non sia dannosa per il paziente. L’obiettivo è ottenere una tecnologia applicabile anche all’uomo, che permetta di seguire i progressi di un trapianto e che acceleri le fasi della ricerca.

Fonte: news-medical.net

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