Uno studio dell’USC Stem Cell ha rivelato in che modo la dose di midollo osseo influisce sull’esito del trapianto. Uno dei problemi della tecnica, infatti, è anche comprendere quale potrebbe essere il dosaggio ottimale in una procedura in sé già rischiosa. La dose influenzerebbe il comportamento delle cellule staminali impiantate e la loro produzione di cellule del sangue.
Per tracciare il comportamento delle cellule staminali emopoietiche, i ricercatori le hanno etichettate con un marker genetico. Dopodiché le hanno trapiantate nelle cavie e ne hanno osservato il comportamento. Ogni cellula staminale emopoietica può produrre tutti i tipi di cellule del sangue. Dalla ricerca è però emerso che solo il 20/30% delle cellule staminali ha tenuto un comportamento generalista, producendo una grossa quantità di sangue. Il resto delle cellule è stata più strategica e, nel caso di dosaggi minori, ha dato la priorità ai linfociti T. Nel caso di dosaggi più importanti, invece, ha prodotto una quantità simile di linfociti T e di linfociti B.
La dose di midollo trapiantato influenza come le cellule staminali emopoietiche si comportano. Le coordina e determina in che modo si specializzano. Ciò suggerisce che alterando le dosi è possibile ottimizzare i trapianti, stimolando l’attecchimento del midollo osseo donato e riducendo il rischio di infezioni.
Fonte: eurekalert.org
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