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Cellule staminali per riparare i danni all’anca

Un gruppo di ricerca della Washington University ha realizzato delle protesi per l’anca in cartilagine. Vi è riuscito stimolando la crescita di cellule staminali in una apposita impalcatura. La tecnica è il primo passo per rendere obsolete le protesi tradizionali, permettendo di usare le cellule del paziente stesso per riparare eventuali danni. Gli scienziati stanno inoltre studiando un modo affinché la cartilagine rilasci molecole antinfiammatorie. Questo ulteriore passo aiuterebbe a prevenire l’eventuale ripresentarsi di danni da artrite. Si stima che la tecnica sarà pronta per la sperimentazione umana entro cinque anni.

La nuova tecnica potrebbe aiutare in particolare i tanti giovani affetti da osteoartrosi. Si tratta di una malattia degenerativa che colpisce i cuscinetti di cartilagine che separano le vertebre, le ossa dell’anca e le ossa delle ginocchia. Man mano che questi si logorano, le ossa iniziano a sfregare tra di loro e si danneggiano a propria volta. Nella maggior parte dei casi si agisce con un intervento chirurgico di protesi articolare. La soluzione è però poco consigliabile per chi ha meno di 50 anni, poiché le protesi durano al massimo per 20 anni. Le cellule staminali potrebbero essere in futuro una soluzione.
L’approccio con le cellule staminali seguito fino a oggi prevede la riparazione della cartilagine già presente nel paziente. Lo studio in questione vuole invece ottenere una vera e propria protesi in cartilagine, che abbia le stesse proprietà di quella sviluppatasi nell’organismo. In questo modo sarebbe possibile avere un’anca nuova, non semplicemente un’anca vecchia restaurata.

Nella procedura si parte dalle cellule staminali del paziente stesso e le si stimola a convertirsi in cartilagine. Dopodiché le si mette nell’impalcatura per sei settimane, lasciando loro il tempo di riprodursi. Una volta che la cartilagine è pronta, si rimuove quella danneggiata dal paziente e la si sostituisce. Per il momento il procedimento è stato testato solo sugli animali. È risultato molto meno invasivo rispetto a un intervento di protesi tradizionale.

La conferma del successo effettivo della procedura dipende in larga parte dall’elemento della terapia genica. La terapia genica dovrebbe infatti impedire alla cartilagine di infiammarsi nuovamente, riportando così le cose alla situazione di partenza. I ricercatori hanno modificato geneticamente le cellule staminali, affinché rilascino fattori antinfiammatori in maniera spontanea. Se la tecnica si dimostrerà efficace, si passerà alla sperimentazione umana.

Fonte: livescience.com

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