In seguito a un forte trauma cranico, l’organismo dà l’ordine alle cellule staminali di riparare il danno. Si verifica quindi un’esplosione di nuove cellule cerebrali. Si pensava che il fenomeno facilitasse il recupero, ma potrebbe non essere così. Pare infatti che abbia invece conseguenze negative sulla memoria e sulle capacità cognitive.

Il team del professor Viji Santhakumar ha studiato gli effetti dell’eccesso di neurogenesi sul cervello. Dopo un trauma cranico le cellule staminali cerebrali si mettono al lavoro e producono nuovi neuroni nel cervello. Il tasso di cellule nuove è molto più alto della media, il che ha sempre fatto pensare che fosse positivo per la ripresa. Il fenomeno dura però qualche settimana, dopodiché il numero di cellule nuove scende sotto la media. Ciò ostacola il normale processo di rigenerazione cerebrale e, alla lunga, potrebbe causare problemi cognitivi ed epilessia.

Era già noto il collegamento tra trauma cranico e casi di epilessia. Nell’80% dei casi il primo attacco avviene entro due anni dal trauma. Secondo Santhakumar, si potrebbe evitare il fenomeno prevenendo l’eccesso di neurogenesi subito dopo il trauma. Neurogenesi che i neurologi hanno invece sempre cercato di favorire.

I ricercatori hanno esaminato la neurogenesi in un gruppo di cavie affette da trauma cranico. Un mese dopo il trauma il numero di cellule cerebrali nuove era crollato, scendendo sotto il livello pre-trauma. Nel caso del secondo gruppo, gli scienziati hanno subito somministrato dei farmaci per inibire la neurogenesi. Nelle cavie così trattate, il tasso di neuroni nuovi è tornato alla normalità e si è ridotto il rischio di epilessia. La neurogenesi andrebbe quindi ridotta, invece che favorita.

Fonte: rutgers.edu