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Lancet pubblica uno studio sulla non trasmissibilità del coronavirus 2019-nCoV in gravidanza

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Lancet pubblica uno studio sulla non trasmissibilità del coronavirus 2019-nCoV in gravidanza

Coronavirus in gravidanza

Coronavirus in gravidanza

Ci sono molti aspetti sconosciuti in relazione ai nuovi coronavirus tra i quali la domanda se questi virus siano in grado di superare la barriera placentare. Ora, uno studio preliminare sembrerebbe affermare che il nuovo ceppo noto come 2019-nCoV non sia in grado di essere trasmissibile in gravidanza.

Lo studio ha coinvolto solo donne all’ultimo trimestre di gravidanza che hanno avuto un parto cesareo e chiaramente è stato uno studio limitato a un numero di casi circoscritto.

Lo studio è stato pubblicato su Lancet il 12 febbraio a seguito della notizia di una neonata risultata positive al 2019-NCoV a sole 36 ore di vita. Ma in questo caso non era assolutamente chiaro come la neonata avesse contratto il virus.

Alcuni patogeni sono trasmissibili per via placentare durante la gravidanza o attraverso il contatto dei fluidi durante il parto così come avviene a esempio per l’HIV secondo l’ American College of Obstetricians and Gynecologists. Malgrado ciò questa via di trasmissione nei virus non è cosi frequente, specialmente per i virus respiratori.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato tutti i dati relative a 9 donne che hanno contratto il COVID-19 quando erano alla 36-39 settimana di gravidanza e sono state ricoverate presso l’ospedale di Wuhan, la città cinese da ci si è sviluppata l’epidemia.

Al momento della nascita con parto cesareo o medici hanno prelevato campioni di liquido amniotico, di sangue cordonale e di latte materno cosi come campioni prelevati dalla gola del neonato. Tutti questi campioni sono stati analizzati per verificare le condizioni in utero. Nessuna delle donne testate avevano sviluppato una polmonite grave e tutti i neonati sono sopravvissuti. Nessuno dei campioni prelevati è risultato positivo al coronavirus.

Quindi non vi è evidenza di infezione intrauterina.

Altri studi devono essere prodotti nel breve, soprattutto nella misurazione dei primi due trimestri di gravidanza e nel rischio di contaminazione durante un travaglio fisiologico.

Fonte: The Lancet

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