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Uno studio su come trattare il long COVID con le cellule staminali

Cellule staminali per guarire il COVID

Secondo gli scienziati dell’American Society for Microbiology, per ridurre al minimo le complicazioni croniche polmonari derivanti dall’infezione da Covid è fondamentale adottare una strategia di trattamento mirata ai sintomi e alle gravi lesioni dei polmoni.

Lo studio è stato pubblicato su “Clinical Microbiology Reviews”. «Per scongiurare qualsiasi sequela – ha affermato Huaiyong Chen, autore principale della ricerca -dovremmo promuovere la rigenerazione dei tessuti in modo efficiente attivando le cellule staminali e progenitrici polmonari sopravvissute. L’alternativa è quella di trapiantare direttamente le cellule staminali polmonari sane negli organi danneggiati». Entrambe le tipologie di cellule possono differenziarsi in cellule epiteliali polmonari che coprono le superfici interne dei polmoni dove avviene lo scambio di aria.

A dare l’avvio a questa indagine la scoperta da parte di Chen che alcuni sopravvissuti alla SARS (sindrome respiratoria acuta grave), anche a dodici anni dalla guarigione, dovevano fare i conti con una serie di problematiche che riducevano fortemente la qualità della loro vita. Il primo passo verso l’attivazione delle cellule rigenerative è quello di innescare l’ambiente tissutale con cellule staminali mesenchimali. Queste ultime, in condizioni normali, non sono presenti nei polmoni, ma quando vengono trapiantate lì secernono fattori di crescita che supportano la differenziazione delle cellule staminali epiteliali polmonari e progenitrici. Ecco, dunque, che i danni del Covid (inclusa la fibrosi) possono essere riparati.

Tuttavia, nelle situazioni più gravi, le cellule rigenerative possono essere danneggiate dalle citochine che vengono prodotte in abbondanza dalle cellule immunitarie durante l’infiammazione polmonare. Esse impediscono così il pieno ripristino della struttura e della funzione degli organi. In questi casi si deve valutare l’ipotesi del trapianto delle cellule staminali e progenitrici sane. E, poiché il rigetto non è un fenomeno raro, si potrebbe utilizzare la tecnologia di editing genetico nota come CRISPR che riduce l’immunogenicità prima dell’intervento.

Per le situazioni meno gravi si dovranno esaminare i composti che aumentano la capacità delle cellule progenitrici e staminali di innescare la riparazione e la rigenerazione dei polmoni a seguito delle lesioni. Ricerche precedenti hanno dimostrato che alcuni composti che prendono di mira le vie di segnalazione nelle cellule staminali e progenitrici mostrano un potenziale per migliorare la rigenerazione polmonare nei pazienti affetti da asma e da fibrosi. Gli stessi effetti positivi si possono avere anche per i soggetti con Covid.

Fonte: “SARS-CoV-2 Infection and Lung Regeneration” pubblicato su Clinical Microbiological Reviews e riportato da “Il Giornale”

 

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