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Organoidi a partire da cellule staminali per studiare due farmaci contro il Covid

Entrambi i farmaci si sono rivelati efficienti nell’impedire l’ingresso del virus nel ‘mini-polmone’ dimostrando una diminuzione significativa nella produzione delle citochine e chemochine indotta dall’infezione da SarS-CoV-2. In breve: una buona barriera capace di proteggere dalle forme più gravi dell’infezione, capace di garantire elevata efficienza, specificità e tollerabilità.

“È importante sottolineare – spiega Novelli – che nonostante lo stato di emergenza sia stato dichiarato concluso, la pandemia è ancora in atto. Il virus circola largamente in svariate parti del mondo, e come abbiamo imparato, più circola, più muta. Dobbiamo predisporci, senza allarmismi ma con valutazioni attente e basate su solide evidenze scientifiche, a considerare possibile, anche in futuro, l’attacco da parte di nuovi agenti virali, siano essi collegati o no a quello attuale. Non dobbiamo abbassare la guardia, e soprattutto non dobbiamo fermare la ricerca in questo campo. Nuove tecnologie, nuovi approcci e nuove scoperte possono aiutare nelle cure e possono rivelarsi un’arma strategica in futuro”.

“Lo studio dei virus con gli organoidi – continua Novelli – è ancora una nuova ricerca, ma è considerato un modello entusiasmante per esplorare le interazioni tra cellule umane e virus e la tecnologia potrebbe rendere la risposta alla prossima pandemia molto più veloce. Inoltre, i risultati ottenuti dimostrano che gli organoidi sono un buon sistema per studiare e testare molecole contro le infezioni virali”.

Di solito i virus vengono studiati su colture di cellule animali coltivate su piastra. Questi sistemi, però – sottolineano i ricercatori in una nota – non sono buoni modelli dell’infezione da SarS-CoV-2, perché non rappresentano ciò che accade nel corpo. Gli organoidi invece evidenziano meglio ciò che il virus fa ai polmoni umani, inducendo morte cellulare e la produzione di chemochine e altre citochine, che possono scatenare una massiccia risposta immunitaria che può essere letale.

Nello studio – realizzato grazie ai finanziamenti della Fondazione Roma e del ministero dell’Università e Ricerca – gli scienziati hanno utilizzato organoidi di polmone creati in laboratorio e infettati con SarS-CoV-2 e le sue varianti per studiare gli effetti inibitori di anticorpi monoclonali e peptidi identificati dallo stesso gruppo. In particolare, hanno utilizzato un anticorpo tetravalente sintetico, mirato alla proteina spike di SarS-CoV-2 e un peptide, che agisce contro uno dei co-recettori del virus. Questi risultati migliorano la nostra comprensione della patogenesi della malattia Covid-19,

Questi risultati migliorano la nostra comprensione della patogenesi della malattia Covid-19, evidenziando potenziali trattamenti terapeutici incentrati sulla neutralizzazione del virus in grado di prevenire il caricamento del virus e ridurre l’infiammazione e il danno polmonare.

Fonte: ADNKronos, articolo pubblicato su Cells

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