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Primo trapianto mondiale da staminali del sangue per la degenerazione maculare
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Fino ai confini del mondo e ritorno per un trapianto

Infezione batterica. Stress. Malaria.

A marzo 2021, Desire Namazzi sta male: mal di testa continui, nausea, sudori notturni, fatica. I medici a cui si rivolge le danno le risposte viste sopra, le appioppano una terapia standard e la rimandano a casa. Peccato che la ragazza continui a stare male. Anzi, comincia a stare addirittura peggio.

Dopo uno dei suo pellegrinaggi da un medico all’altro, torna a casa con delle analisi del sangue. I globuli bianchi sono assurdamente alti ma, di nuovo, non ci sarebbe nulla da temere. Desire deve solo procedere con la terapia prescritta e portare pazienza.

Se non fosse per la cocciutaggine (e la disperazione) della ragazza, questa storia avrebbe un epilogo molto più tragico. Per fortuna, Desire non si arrende alle spiegazioni preconfezionate e fa vedere le proprie analisi alla zia, poco più giovane di lei e studentessa di medicina.

La zia non è ancora un medico, quindi non può farle una vera e propria diagnosi, però le analisi non tornano nemmeno a lei. Consiglia alla nipote di fare una biopsia del midollo osseo. Si tratta di una procedura fastidiosa, che Desire avrebbe preferito evitare, ma potrebbe darle finalmente una risposta. In effetti, è proprio così.

Desire non soffre né di un’infezione né di malaria: soffre di leucemia linfoblastica acuta, un cancro dei linfonodi in grado di divorarti dall’interno in poco più di 3 mesi. La malaria sarebbe stata di gran lunga meglio.

A fine aprile, la ragazza inizia la terapia. Il tumore non risponde alla chemioterapia, nemmeno a quella più violenta. La sua unica speranza è un trapianto di cellule staminali, trattamento infattibile in Uganda. Sono i medici stessi a consigliarle l’India, dove potrebbe ottenere il trapianto di midollo che le serve. Al modico costo di $70.000. Salvare la vita a Desire costa troppo, la sua famiglia non se lo può permettere.

L’aspetto più straordinario di questa storia è probabilmente questo: quanto le persone possono diventare solidari, se toccate nelle corde giuste. La famiglia della ragazza inizia una raccolta fondi, coinvolgendo anche i giornali della zona. E, incredibile ma vero, le persone rispondono nonostante la pandemia.

Ad agosto 2021, Desire Namazzi riesce a volare in India e incontra il Dr Gaurav Kharya insieme al BMT team dell’Apollo Indraprathsa Hospital di New Delhi. A settembre, sua madre le dona il proprio midollo, nonostante non sia solitamente una scelta ottimale. Purtroppo, è anche l’unica a disposizione.

L’organismo della ragazza cerca di liberarsi delle cellule sconosciute: le staminali del midollo sono molto meno tollerabili di quelle cordonali ma, di nuovo, non c’era altra alternativa. Desire fa avanti e indietro dall’ospedale per 3 mesi e passa, continuando a chiedere soldi a parenti e amici. Ormai ha perso il conto delle migliaia di dollari spese in terapie.

A fine dicembre, pare che sia finita: può tornare a casa, in Uganda. Per mesi, vive in una bolla di vetro, lontana da qualsiasi contatto esterno, ma ne vale la pena. A luglio 2022, i medici le comunicano che è guarita.

È stato un lungo viaggio, ma adesso è davvero a casa.

Fonte: monitor.co.ug

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