Il dottor Mildred C. Embree, della Columbia University, ha guidato uno studio per il trattamento delle patologie all’articolazione temporo-mandibolare. L’obiettivo era usare le cellule staminali per ricostruire la cartilagine della mandibola. I primi risultati sui modelli animali sono incoraggianti: le cellule trapiantate nei topi hanno prodotto cartilagine sana e osso. La tecnica potrebbe essere applicabile a casi di artrite idiopatica giovanile, o ad altre patologie che colpiscono la zona temporo-mandibolare.
Le patologie che colpiscono la mobilità della mandibola creano un gran numero di problemi. Hanno ripercussioni infatti sull’alimentazione e sulla capacità di comunicare. Al momento mancano veri e propri trattamenti specifici per questi casi. Di solito si procede con la chirurgia o con cure palliative, che trattano i sintomi ma non possono agire sui tessuti danneggiati. Le cellule staminali si presentano quindi come una strada dalle grandi potenzialità, a causa della loro capacità di rigenerare i tessuti.
Uno degli ostacoli maggiori al trapianto di cellule staminali di un donatore è il rigetto. Per questo motivo, i ricercatori hanno cercato un modo per usare le cellule staminali già presenti nel corpo dei pazienti. Hanno isolato cellule staminali fibrocartilaginee dalla mascella delle cavie, usandole per ottenere cartilagine e osso. Il processo non ha richiesto reagenti particolari: le cellule si sono sviluppate in autonomia. I ricercatori hanno quindi trapiantato i tessuti nelle cavie, senza alcun fenomeno di rigetto.
Durante la ricerca, il dottor Embree e il suo team hanno individuato un segnale molecolare particolare, il WNT. Questo colpisce le cellule staminali fibrocartilaginee e provoca la degenerazione della cartilagine. I ricercatori hanno quindi iniettato un fattore bloccante nelle cavie malate. Il risultato è stato una ricrescita della cartilagine danneggiata.
Il prossimo obiettivo è verificare se le nuove strategie possano essere applicate anche ad altre zone del corpo, come ginocchia e dischi della colonna. Si tratta però di tipologie di cartilagine diverse, con i loro costituenti cellulari particolari.
Fonte: eurekalert.org
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