Ogni anno, la sclerosi multipla colpisce circa 3.400 persone solo in Italia. I primi sintomi si manifestano tra i 20 e i 40 anni e, nel tempo, porta ad accumulare danni neurologici sempre più gravi. Le terapie attuali mettono un freno al progredire della malattia, ma non per tutti: per circa il 10% dei pazienti, c’è purtroppo poco da fare.
Questo 10 % di pazienti soffre di una forma aggressiva che risponde poco alle terapie. I danni si accumulano velocemente nei loro corpi, i trattamenti si trasformano in una lotta contro il tempo. Bastano pochi mesi – poche settimane! – affinché la malattia provochi danni irreparabili. Uno studio italiano offre oggi una speranza.
Gianluigi Mancardi e Giacomo Boffa, dell’Università di Genova e del policlinico San Martino, hanno dimostrato l’efficacia del trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche contro questa forma di sclerosi multipla. Il loro è uno studio retrospettivo che ha coinvolto 20 centri italiani, finanziato in parte dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism) e pubblicato su Neurology.
I ricercatori italiani hanno analizzato gli effetti del trapianto di staminali sul lungo periodo. Lo studio comprende i pazienti sottoposti a trapianto dal 1998 al 2019; il follow up medio è stato di 6 anni.
I medici hanno prelevato dei campioni di cellule staminali a gruppi di persone affette da sclerosi multipla aggressiva. Fatto questo, li hanno sottoposti a chemioterapia. In questo modo hanno cancellato il loro sistema immunitario malato e, così facendo, anche l’infiammazione del sistema nervoso che caratterizza la malattia.
Grazie alla re-infusione delle cellule staminali, l’organismo dei pazienti ha costruito un nuovo sistema immunitario, meno aggressivo di quello precedente. Questo ha messo un freno al progredire della malattia.
In oltre il 60% dei pazienti, la malattia è rimasta stabile per oltre 10 anni. In molti casi, è stato riscontrato addirittura un miglioramento durevole del quadro neurologico.
Le persone affette da una forma aggressiva di sclerosi multipla hanno nuova speranza, quindi. C’è voluto del tempo, è vero, ma è stato necessario. Il perché lo spiega Giacomo Boffa stesso:
“Ad oggi il nostro è lo studio con il più lungo follow up dopo trapianto, molti pazienti sono stati seguiti per oltre dieci anni: aspetto fondamentale per la sclerosi multipla, che è una malattia molto lenta e cronica. Infatti, sono necessari lunghi periodi di osservazione prima di riuscire a comprendere se un trattamento ha avuto effetto, perché molti pazienti possono andare incontro ad una progressione “silente” di malattia, che spesso non è evidente nei primi anni di terapia”.
Matilde Inglese, responsabile del centro Sclerosi Multipla del San Martino e dell’Università di Genova, è ottimista: “I risultati raggiunti dimostrano come il trapianto di staminali ematopoietiche sia una procedura in grado di cambiare la storia della malattia di questi pazienti, poco rappresentati negli studi clinici, con effetti positivi che si protraggono per anni dopo il trattamento”.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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