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Matthew Farrow

Oggi come oggi è quasi un’ovvietà: il cordone ombelicale è ricchissimo di cellule staminali che non hanno nulla da invidiare a quelle del midollo osseo. Anzi, le staminali del cordone sono più adattabili e meno soggette a rigetti. Per quale motivo non conservarle e sfruttarle in un secondo momento, se necessario?

Oggi è un’ovvietà, com’è un’ovvietà avere l’acqua che esce dal rubinetto, il frigorifero pieno di buon cibo, la possibilità di spostarsi da una città all’altra in pochi minuti. Eppure, come per tutte queste altre cose, non è sempre stato così.

Il 15 novembre è la Giornata Mondiale del Cordone Ombelicale, quando si festeggia la prima volta che il valore del cordone ombelicale divenne palese. Il 17 novembre Sorgente ha organizzato l’incontro “La rivoluzione delle cellule staminali cordonali: 35 anni dopo”, invitando esperti italiani e stranieri.

Accanto a medici e ricercatori c’era anche colui che ha dato inizio a tutto, ovvero Matthew Farrow, il bambino che ricevette il primo trapianto di staminali del cordone ombelicale nel 1988.

Matthew ha condiviso la sua esperienza con una lucidità invidiabile. Lui lo sa bene: per come erano le cose nel 1985, l’anno in cui ricevette la diagnosi, non avrebbe dovuto superare i 10 anni di vita. A quel tempo era così: senza un donatore di midollo compatibile, un bambino affetto da anemia di Fanconi era condannato a morte. E lui non aveva donatori compatibili, appunto.

Se Matthew è riuscito a beffare la morte è tutto merito del dottor Hal Broxmeyer e della sua proposta folle: prelevare il sangue dal cordone ombelicale di sua sorella Alison, non appena fosse nata, e usare quello al posto del midollo osseo.

Pura e semplice follia.

A chi verrebbe mai in mente di prendere uno scarto sanitario e di usarlo per una cosa del genere? Folle!

A 35 anni da quel primo colpo di testa, sono migliaia i bambini e gli adulti che sono stati salvati da uno scarto, da qualcosa che sarebbe dovuto finire in un inceneritore. Basta leggere una qualsiasi newsletter di Sorgente per trovare una di queste storie; Matthew è stato solo il primo.

Sarebbe bellissimo poter chiudere dicendo che l’incontro è stato una grande festa. In realtà, pare che l’utilità delle staminali del cordone sia molto meno ovvia di quella di un frigorifero o di un treno, almeno per ora. A dispetto di storie come quelle di Matthew, infatti, i cordoni ombelicali continuano a finire negli inceneritori.

Secondo un’indagine del Centro Nazionale Sangue, nel 2022 sono stati donati solo 7mila cordoni ombelicali, pari al 6% del totale. Di questi, solo 400 sono stati considerati idonei per la conservazione. Il resto è finito in cenere.

Roberto Marani, Amministratore delegato Sorgente, l’ha spiegato molto bene: donare il cordone ombelicale è una scelta meravigliosa, è vero, ma inutile nel 95% dei casi. Questa è la percentuale dei cordoni ombelicali donati che vengono scartati. A questo punto, la conservazione privata rimane l’unico modo per evitare questo spreco.

Donazione privata che non è per nulla democratica e disponibile per tutti, potrebbe dire qualcuno. Se la famiglia di un bambino come Matthew non avesse i soldi per conservare il cordone di un fratellino, questi dovrebbe contare su un misero 0,1% di cordoni donati e conservati nelle banche statali. Una possibilità di salvezza ben misera.

Proprio per questo nasce il “Donation Program” di Sorgente: se un bambino soffre di una malattia trattabile con le staminali del cordone, la conservazione del cordone del fratellino è gratuita. Niente lotterie con le vite dei bambini.

Tra 35 anni, vogliamo organizzare tanti altri incontri con tanti altri Matthew. Per allora, speriamo che i cordoni conservati siano molti di più.

"Siamo davvero rimasti soddisfatti, azienda seria, tutor sempre a disposizione, personale competente e professionale. Complimenti!"
Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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