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Gravidanza-il sangue cordonale

Quando Celia Lau scoprì di essere incinta, aveva già vissuto il dolore più grande per una madre: il primo figlio Cameron era morto ad appena 5 mesi, portato via da una immunodeficienza causata da un’anomalia nel cromosoma X. Alla 14a settimana di gestazione, scoprì che non era ancora finita per lei.

Il secondo figlio avrebbe sofferto della stessa malattia genetica e, di conseguenza, se ne sarebbe andato anche lui prima ancora di vivere veramente. Sarebbe bastata un’infezione comune, di quelle che i bambini prendono in continuazione, per portarlo via. Portare via lui e un altro pezzo del cuore già spezzato di Celia e del marito.

O forse no.

La prima devastante perdita aveva quanto meno preparato Celia: facendo delle analisi aveva scoperto di essere portatrice sana della malattia, il che le aveva permesso di parlare con dei genetisti esperti. C’era una speranza, per quanto labile, e risiedeva nel sangue cordonale di un bambino sconosciuto.

Il piano era semplice: durante il resto della gravidanza, i medici avrebbero cercato un campione di sangue cordonale compatibile con il piccolo non ancora nato. Se l’avessero trovato, cosa tutt’altro che ovvia, avrebbero sottoposto il bambino appena nato a un ciclo di chemioterapia. Dopodiché avrebbero sostituito il sistema immunitario difettoso con uno nuovo.

Sarebbe potuta andare male, molto male. Se dei parenti avessero conservato le staminali del cordone dei figli sarebbe stato tutto più facile, ma non era così: Celia avrebbe dovuto fare affidamento sul caso. Per sua fortuna, per una volta la sorte fu dalla sua parte: alla 21a settimana di gestazione, i medici trovarono un donatore.

Nel dicembre 2007, Justin Lau ricevette il suo trattamento; aveva appena 10 giorni. Oggi è un ragazzino vivace e sano, che eccelle a scuola e si gode la vita donatagli da uno sconosciuto.

Sarebbe potuta andare in modo diverso, ma per una volta la vita ci ha dato un lieto fine.

Fonte: Canadian Blood Services

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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